Volantini e comunicati

L’UNICA STRADA È LA LOTTA


L’esito negativo dei referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno scorsi, dettato dal mancato raggiungimento dei quorum, ci porta a fare alcune riflessioni.

Partiamo dalla considerazione che anche se si fosse raggiunto il quorum e la vittoria dei Sì, questo non avrebbe assicurato un consolidamento delle conquiste delle lavoratrici e dei lavoratori. In questo sistema basato sullo sfruttamento, l’unica strada per difenderci e difendere i nostri diritti è la lotta di classe, i rapporti di forza che mettiamo in campo contro i piani dei padroni.
Ad ogni modo però, la vittoria nei referendum avrebbe rappresentato un beneficio nelle condizioni di vita e di lavoro delle masse ed una posizione più forte della nostra classe nella lotta contro padroni e governo.

La sconfitta referendaria invece cristallizza l’arretramento della classe e della lotta contro i padroni che, con i loro servi al governo, si sentiranno più forti e legittimati nell’attaccare le nostre condizioni di lavoro e di vita. Condizioni che attaccano per imporre i loro piani di lacrime e sangue sulle masse popolari, tanto più in questa situazione di sviluppo del militarismo e della tendenza alla guerra dispiegata su più fronti.

Padroni e governo hanno bisogno di una classe lavoratrice sempre più debole ed ubbidiente (volente o nolente) per portare avanti i piani di aumento delle spese militari (che hanno ormai raggiunto i 32 miliardi di euro all’anno) e di riarmo potenziati a livello europeo. Tutto a danno delle spese sociali per sanità, istruzione e servizi.

Sulla sconfitta dei referendum ha pesato prima di tutto il fatto che le stesse burocrazie sindacali-confederali e le forze politiche che li hanno sponsorizzati (Pd in testa) non sono credibili agli occhi delle masse popolari. Sono le forze responsabili dell’entrata in vigore del jobs act, che ha abolito di fatto l’articolo 18 e la difesa che questo prevedeva contro i licenziamenti ingiusti, dando così mano libera ai padroni nei rapporti di lavoro. Sono le forze che hanno sostenuto, attivamente o passivamente, le misure del governo Renzi e ancor prima quelle del governo Monti, fautore della legge Fornero sulle pensioni. Queste forze hanno tentato, attraverso il referendum, un’operazione di recupero del consenso tra le masse dei lavoratori, cercando di ricostruirsi una verginità fuori tempo massimo. L’operazione referendaria, che ha mobilitato più di 14 milioni di voti, vorrebbe costruire la base di massa di un “campo largo” che funzioni da opzione politica alternativa al governo attuale.

Inoltre, sulla sconfitta ha pesato anche la propaganda razzista delle forze reazionarie che hanno attaccato il contenuto del quesito sulla cittadinanza, declinato non come questione di classe ma in salsa diritto-umanista.

Il risultato referendario dimostra ancora una volta come le lavoratrici ed i lavoratori debbano lottare in maniera più determinata e autonoma dalle proprie burocrazie sindacali e dalle direzioni politiche riformiste. Ora la lotta deve continuare nelle mani della classe lavoratrice, per resistere alle politiche di austerità e dello Stato di guerra, per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro. E le occasioni e gli esempi da seguire non mancano!

Da anni le lotte dei lavoratori portuali, soprattutto genovesi, bloccano i trasporti di armi e in particolar modo gli spostamenti di armi verso l’Ucraina e verso l’entità sionista genocida della popolazione palestinese.

Una nuova occasione sarà la lotta nel settore metalmeccanico per il rinnovo del contratto: i padroni di Federmeccanica e Assistal hanno imposto la chiusura del tavolo di trattativa e i lavoratori metalmeccanici sono chiamati a rispondere e mobilitarsi con lo sciopero di otto ore di venerdì 20 giugno.

E, sempre il 20 giugno, altra occasione per rilanciare la lotta è lo sciopero generale indetto da alcuni sindacati di base contro l’economia di guerra e le spese militari.

La sconfitta del referendum non deve generare sfiducia e arretramento, bensì la consapevolezza che dobbiamo accumulare rapporti di forza più favorevoli e incisivi, che la lotta è l’unica via da perseguire, che nella resistenza contro i padroni, contro lo Stato e l’economia di guerra possiamo crescere e avanzare nella lunga marcia per buttare giù questo sistema di fame e sfruttamento!

Organizziamoci contro padroni e Stato di guerra!
Resistere per vincere!

Antitesi – Organizzazione Comunista