Volantini e comunicati

Con rabbia e determinazione, fino alla rivoluzione!


“Donna, vita, libertà” è lo slogan con cui Netanyahu ha chiuso il suo discorso di presentazione dell’operazione “il leone nascente”. L’attacco sionista contro l’Iran ha provocato, ad oggi, circa 600 morti tra cui comandanti e generali, oltre che moltissimi civili, come la giovane poetessa Parma Abassi.

Questo slogan non è nuovo, anzi: molti ricorderanno la sua genesi nel 2022 quando sembrò che tutto il mondo imperialista occidentale (cieco ai continui abusi sulle palestinesi perpetrati dagli occupanti sionisti) dovesse mobilitarsi militarmente per “salvare” le donne curde iraniane dall’imposizione del velo. É innegabile la loro oppressione sotto il regime dell’Ayatollah, ma di certo non sarà l’imperialismo a risolvere questa contraddizione.

Per la cultura patriarcale è impossibile pensare che noi donne possiamo essere in grado di decidere per noi stesse, di pensare o di agire in autonomia su questioni religiose o politiche. Gentili, sottomesse, nonviolente e inclini al sacrificio: le compagini reazionarie ci hanno dipinte così per secoli, indifferenti al protagonismo che abbiamo dimostrato più e più volte nelle lotte di liberazione delle terre che abitavamo e delle persone che le abitavano con noi, inculcandoci una narrazione di femminilità funzionale al mantenimento del loro giardino dorato, al rafforzamento della loro egemonia di classe. L’obiettivo è controllare socialmente e politicamente una grossa fetta di popolazione, non solo per dominarla tutta, ma per impedirle di porsi in ottica rivoluzionaria.

Dobbiamo liberarci dell’immagine della “donzella in pericolo che necessita di essere salvata” e sottrare al nemico di classe un’arma molto potente per promuovere i propri scopi bellici di espansione e conquista di terre ricche di materie prime.

Gli Stati Uniti hanno dimostrato di saper usare bene quest’arma, in Iraq come in Afghanistan, nelle loro “guerre democratiche” veicolo di diritti e libertà (che hanno ottenuto puntualmente il peggioramento delle condizioni di vita delle donne e delle persone queer nei paesi colpiti), insegnando al bravo cane da guardia sionista che ora cerca di applicare la lezione.

Vediamo come “Donne, Vita, Libertà” sia utilizzato per invitare la popolazione a sollevarsi contro il governo in un plateale tentativo regime-change favorevole agli interessi del blocco NATO, tra i quali spezzare l’Asse della Resistenza. L’utilizzo dell’immagine della donna da salvare dalla sua cultura e dal suo governo diventa quindi tattico per perseguire l’obiettivo. È per questo profondo e indissolubile legame tra patriarcato e imperialismo che non si potrà mai abbattere il primo senza una lotta di classe che punti ad abbattere il secondo, per rivoluzionare interamente la società e il suo impianto socio-economico.

Attualmente in Italia l’aumento di produzione bellica e il riarmo significano ingenti tagli alla salute, all’istruzione, all’assistenza, con pesanti ricadute sulle spalle delle proletarie, che per questo sono e saranno sempre in prima fila nella lotta contro la guerra.
Impariamo quindi la lezione che arriva da tutte quelle donne indomite e rivoluzionarie che hanno trovato la via per la propria emancipazione proprio all’interno della lotta di classe e la lotta contro l’imperialismo.
Impariamo la lezione dalle compagne palestinesi: possiamo liberarci da sole, per ironia della sorte proprio da chi dice di volerci trarre in salvo!

Chi strumentalizza la nostra storia, la nostra determinazione di combattenti e rivoluzionarie. Chi strumentalizza le nostre lotte e le nostre rivendicazioni per i propri scopi. Chi si frappone tra noi e la nostra libertà verrà trattato come quello che è: un nemico da abbattere.

Lottiamo e resistiamo oggi per vincere domani.

Antitesi – Organizzazione Comunista