Volantini e comunicati

SOLO LA RIVOLUZIONE PUÒ FERMARE GUERRA E DEVASTAZIONE AMBIENTALE

15 marzo 2025


Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a chi – da Napoli alla Toscana, all’Emilia – in queste ore, in queste settimane, si trova, ancora una volta, a resistere davanti a disastri ambientali annunciati.

In questa fase di profonda crisi del capitalismo, la necessità della guerra rappresenta la direttrice su cui si muovono le scelte dell’attuale classe dominante. Poco importano i bisogni e gli interessi delle masse popolari e dei territori in cui esse vivono. La priorità è unicamente la prosecuzione, sul fronte esterno, di ciò che continua a garantire la valorizzazione dei capitali, in particolare quelli legati al complesso militare-industriale, che oggi offrono i maggiori margini di profitto.

È con questo paradigma che crediamo vadano ricercate le responsabilità politiche dei disastri ambientali che si susseguono nel nostro territorio, dal Nord al Sud.

Questi eventi sono il risultato del progressivo dirottamento dei finanziamenti pubblici, destinati agli interventi necessari per la messa in sicurezza dei territori, verso soggetti privati, il cui unico interesse è il profitto a tutti i costi.
“Socializzare le perdite e privatizzare i profitti” è, infatti, il mantra su cui, ormai da anni, i vari governi basano la legge di bilancio. È il caso degli enormi finanziamenti pubblici per la realizzazione delle grandi opere, dall’impatto ambientale altissimo, come il TAV o il ponte sullo Stretto, che, seppur lontane dai reali bisogni delle masse popolari, garantiscono profitti per i soliti noti.

Allo stesso modo, la svolta green – che si è già ampiamente dimostrata tutt’altro che una soluzione ai problemi ambientali – rappresenta una strategia per rilanciare l’egemonia occidentale attraverso una tecnologia funzionale all’implementazione di un nuovo modello di accumulazione e valorizzazione del capitale.
Oggi la destinazione di 800 miliardi per il riarmo europeo chiarisce nitidamente quali siano le priorità dell’attuale classe dominante.

Le esondazioni in provincia di Firenze hanno messo in evidenza, ancora una volta, l’incapacità di intervenire in modo efficace sulla manutenzione delle infrastrutture idriche e sulla gestione del territorio; così come il bradisismo nell’area flegrea di Napoli ha evidenziato la vulnerabilità del territorio e l’incapacità delle istituzioni di prevenire i disastri. È sempre più evidente che lo Stato e le istituzioni non hanno alcun interesse nella vera messa in sicurezza dei territori: dai luoghi di lavoro, dove ogni giorno si contano morti, fino agli edifici che non rispettano le normative antisismiche e alle infrastrutture idriche inadeguate a contenere le forti piogge degli ultimi anni.

Davanti a tutto ciò, ancora una volta, l’unica risposta possibile è offerta dalle mobilitazioni delle masse popolari, nella loro capacità di organizzarsi per sopravvivere: come a Napoli, con l’occupazione del municipio e dell’ex base Nato antisismica da parte dei residenti dell’area flegrea per l’emergenza bradisismo; così come con la formazione delle brigate popolari di solidarietà che, in tutta Italia, si attivano ogni volta che si verifica un’esondazione o un terremoto.

Ma è proprio davanti alla capacità delle masse di organizzarsi e lottare che lo Stato risponde gestendo le contraddizioni sociali in chiave sempre più repressiva e autoritaria, colpendo chi lotta, poiché nessuno deve dettare un’agenda politica differente e nulla deve incrinare la pacificazione interna.

Intanto le masse popolari continuano a contare i morti.

È la guerra di classe che ci viene imposta dall’alto: con i licenziamenti di massa e lo smantellamento del tessuto produttivo, con la svendita del nostro patrimonio pubblico, con la speculazione edilizia, con la politica della sicurezza e della paura usata per rafforzare la militarizzazione del territorio e colpire chiunque osi alzare la testa—ma non per la messa in sicurezza dei posti di lavoro e dei territori.

È solo nella capacità di organizzarsi al di fuori dello Stato borghese e delle sue inutili istituzioni—come a Napoli, a Campi Bisenzio, in Emilia, in Abruzzo—che le masse possono imporre e tutelare i propri bisogni e interessi di classe.

Solo distruggendo il capitalismo e strappando il potere politico alla borghesia imperialista possiamo invertire questa tendenza di morte, distruzione e sfruttamento. Se le scelte politiche che caratterizzano la fase attuale sono determinate dalla classe dominante, allora “resistere oggi per vincere domani” non è vuota retorica, ma una prospettiva rivoluzionaria. Dobbiamo tornare a porci non solo i problemi di carattere immediato, ma soprattutto quelli di carattere strategico: strappare il potere dalle mani della borghesia imperialista.

Non ci potrà essere una reale tutela dell’ambiente finché non metteremo fine al modo di produzione capitalistico.

SOLO LA RIVOLUZIONE PUÒ FERMARE GUERRA E DEVASTAZIONE AMBIENTALE!

Antitesi – Organizzazione comunista