Avanguardia, Forze soggettive, Stato profondo
“Glossario” da Antitesi n.10 – pag.72
Avanguardia
Nella società, così come nei processi naturali, le trasformazioni non avvengono coinvolgendo immediatamente tutta la materia, ma investono dapprima delle parti e poi finiscono per investirla completamente.
Tale processo di trasformazione ha come aspetto fondamentale le condizioni oggettive e come aspetto principale quelle soggettive. Le avanguardie rappresentano quella parte di materia sociale (uomini e classi sociali) che anticipano e dirigono tali trasformazioni rispetto all’intera società.
La contraddizione fondamentale del sistema capitalista è quella tra la natura privatistica dei rapporti di produzione e il carattere sociale delle forze produttive. In altre parole la produzione sociale è piegata agli interessi della riproduzione del capitale. La classe operaia rientra tra le forze produttive sociali e assume oggettivamente il ruolo di classe d’avanguardia nella trasformazione dei rapporti di produzione, perché si trova in una posizione oggettivamente centrale nel processo di produzione capitalistica, essendo la classe dal cui lavoro si ottiene il plusvalore, alla base della valorizzazione del capitale. Rovesciando la sua condizione di classe sfruttata nel processo di produzione capitalistica, liberando il proprio lavoro dal dominio del capitale, la classe operaia emancipa sé stessa e l’intera società. Il ruolo d’avanguardia della classe operaia è dunque fondato sulle condizioni oggettive e tende, a partire da queste, a divenire soggettivo, cioè a mutarsi in coscienza di classe e in capacità di organizzare le proprie fila e a guidare politicamente le altre classi e settori sociali oppressi dalla classe capitalista.
Il movimento comunista rappresenta l’avanguardia della classe d’avanguardia, cioè quella parte di classe operaia o di militanti provenienti da altre classi che adottano la concezione comunista del mondo, che risulta dallo sviluppo del materialismo scientifico fatto dal marxismo-leninismo-maoismo e dalla sintesi del patrimonio di lotta della classe operaia stessa. Il ruolo d’avanguardia politica dei comunisti deve essere quello di guida della propria classe nella lotta per la trasformazione rivoluzionaria del capitalismo. Il partito comunista è la forma organizzativa tramite cui tale ruolo d’avanguardia viene ad essere esercitato.
Il concetto di avanguardia può anche essere esteso, oltre al campo della classe operaia, anche alle altre classi, per rappresentare le componenti soggettive politiche e/o ideologiche che vi si pongono alla testa. Possiamo fare tale estensione anche rispetto al nemico di classe: i governi degli Stati borghesi dovrebbero rappresentare, in un certo senso, l’avanguardia politica della grande borghesia capitalista e imperialista, anche se in questo caso il ruolo di avanguardia, a differenza della classe operaia, serve fondamentalmente a conservare e riprodurre i rapporti di produzione vigenti, non certamente a trasformarli in senso rivoluzionario.
Ma il ruolo di avanguardia soggettiva può essere esercitato anche rispetto a situazioni concrete e contestuali dove si sviluppano contraddizioni reali, qualora tale ruolo si esplichi concretamente nel saper determinare e guidarne lo sviluppo stesso. Tali sono le cosiddette avanguardie di lotta, che si concretizzano nelle lotte economiche e rivendicative portate avanti dalla classe operaia e dalle masse popolari. I sindacalisti combattivi, i comitati popolari, gli agitatori di massa… tutti coloro che si pongono concretamente alla testa di una lotta vanno ad esercitare, rispetto ad essa, una funzione di avanguardia. In questo caso, tale funzione non è il riflesso di un’identità politica e ideologica di classe (classe per sé) ma è espressione spontanea di classi e settori sociali (classe in sé). Talvolta le avanguardie politiche possono coincidere con le avanguardie di lotta e, nel caso dei comunisti, tale corrispondenza deve essere finalizzata a radicarsi politicamente nelle classe operaia e nelle masse popolari, traendo così da esse nuove avanguardie politiche e puntando a costruire l’organizzazione d’avanguardia della classe sfruttata.
Il rapporto tra avanguardia e soggetti di riferimento (la classe operaia e le masse popolari a livello generale, singoli settori di massa nel caso di lotte specifiche ecc.) per i comunisti si definisce nel senso della capacità della prima, alla luce della concezione del mondo comunista, di dare forma, contenuto e pratica politica alle istanze che provengono dai secondi, sistematizzando in insegnamenti politici tutto ciò che emerge dalla loro condizioni e movimento reale. Il Partito Comunista Cinese (Pcc), sotto la guida di Mao Tse Tung, ha definito tale rapporto “linea di massa”, elevandolo a teoria marxista della conoscenza: “In tutto il lavoro pratico del nostro Partito, una direzione giusta è necessariamente basata sul seguente principio: dalle masse alle masse. Questo significa che bisogna raccogliere le idee delle masse (frammentarie, non sistematiche), sintetizzarle (attraverso lo studio trasformarle in idee generali e sistematiche), quindi portarle di nuovo alle masse, diffonderle e spiegarle nuovamente finché le masse non le assimilano, vi aderiscono fermamente e le traducono in azione, e verificare in tale azione la giustezza di tali idee. Poi sintetizzare le idee delle masse e riportarle quindi alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza fino in fondo. E sempre così, ininterrottamente, come una spirale senza fine; le idee ogni volta saranno più giuste, più vitali e più ricche. Questa è la teoria marxista della conoscenza” (Comitato Centrale del Pcc, Alcune questioni riguardanti i metodi di direzione, 1943, in Volume 8 Opere di Mao Tse Tung, edizioni Rapporti Sociali, pp. 211 ss. 1993).
Solo con la linea di massa i comunisti possono combattere la tendenza a porsi “sopra” le masse, assumendo posizioni ed atteggiamenti burocratici o soggettivisti, o il porsi al traino delle masse, senza autonomia e propria capacità di elaborazione e direzione, assumendo posizioni ed atteggiamenti codisti ed opportunisti.
Forze soggettive
Abbiamo visto come il determinarsi delle avanguardie avviene fondamentalmente sul piano del loro essere riflesso delle contraddizioni oggettive e principalmente del loro porsi come soggettività che cerca di determinarne lo sviluppo. Tale soggettività può esprimersi anche semplicemente sul piano della comprensione analitica e ideologica nonché dell’azione politica generale, senza che per forza si concretizzi in un ruolo di direzione e dunque di avanguardia.
Rispetto alla classe operaia, possiamo dunque definire le forze soggettive come gli elementi avanzati, nella coscienza e comprensione della società, che soggettivamente si pongono e pongono la questione di relazionarsi con la lotta di classe, e questo in campo sia riformista che rivoluzionario. Tali elementi possono essere dei singoli o costituire ed essere parte di gruppi che si possono definire forze soggettive organizzate.
Stato profondo / Deep state
Le ripetute crisi istituzionali che caratterizzano buona parte delle formazioni del capitalismo avanzato in crisi di sovraccumulazione hanno posto in luce lo specifico carattere di dittatura di classe che caratterizza i regimi della democrazia borghese. In questa situazione di destabilizzazione spesso si lacera il velo della copertura democratica dello Stato borghese e si manifesta l’esistenza di un soggetto molto particolare che è stato definito deep state, lo Stato profondo.
Per cogliere la questione nella sua essenza bisogna inquadrarla nello sviluppo storico dello Stato borghese. Lo sviluppo della forma Stato, caratteristica delle società divise in classi, è stato da sempre cadenzato dalla necessità relative al monopolio dell’uso della forza all’interno e all’esercizio della forza all’esterno. Gli stessi Usa in quanto moderno Stato imperialista si forgiarono nel fuoco della guerra di secessione (1861-1865).
Lo Stato borghese della fase imperialista si delinea in forma compiuta successivamente alla prima guerra mondiale (che produsse un grande salto e sviluppò enormemente le macchine statali), alla rivoluzione d’ottobre e al nazifascismo. È a tutti gli effetti uno Stato della controrivoluzione in cui allo ‘Stato di diritto’ si è affiancato lo ‘Stato del libero arbitrio’ del potere borghese. Con il fascismo, e più ancora con il nazismo (regime che non aveva nemmeno una costituzione scritta), il libero arbitrio borghese contro la classe operaia e il proletariato sostituì violentemente lo Stato di diritto. Dopo la vittoria del fronte antifascista e la restaurazione di regimi di democrazia formale, nell’ambito di un mondo bipolare caratterizzato dalla contraddizione principale capitalismo-socialismo, si è affermata nelle formazioni occidentali una forma Stato borghese in cui entrambe le facce convivono.
Il libero arbitrio si è mantenuto in quello che è stato definito deep state costituito dalle strutture e istituzioni strategiche, sia legali (apparati ministeriali e burocrazia statale, esercito, complesso militare-industriale, magistratura, banca centrale, servizi segreti), che illegali (vedi il caso Gladio, P2, servizi ‘deviati’, ecc.) Strutture che non sono elette, non rispondono alle regole della cosiddetta democrazia, sono poste in mano alla borghesia imperialista in quanto classe attraverso la sua articolazione burocratica, una sezione di classe che si può definire come burocratica.
Uno degli effetti dello sviluppo moderno della forma-Stato è infatti la crescita funzionale e quantitativa della borghesia burocratica imperialista. Si tratta di una sezione di borghesia che non ha come carattere peculiare l’appropriazione diretta del plusvalore prodotto, ma che si trova a gestire l’azione dello Stato tesa a garantire la valorizzazione complessiva del capitale e a riprodurre l’egemonia borghese nella società. Il terreno dell’egemonia è un ambito di lavoro specifico del settore burocratico, che trova sua massima espressione generale nella strategia della controrivoluzione preventiva della moderna forma Stato borghese (Vedi Antitesi n° 0 pp. 54 ss). Tale strategia è volta, con misure complessive dal piano economico a quello poliziesco-militare, a prevenire lo sviluppo delle contraddizioni di classe in senso rivoluzionario. È portata avanti principalmente dalla borghesia imperialista burocratica, nella forma del neo corporativismo, come accade con l’intermediazione tra le parti nei conflitti capitale-lavoro, fino alla strutturazione della concertazione ‘moderata’ dal governo e l’integrazione delle burocrazie sindacali, nonché della repressione contro le insorgenze e tendenze politiche autonome della classe.
Questa sezione di borghesia ha avuto una crescita rilevante nei trent’anni di sviluppo fordista-keynesiano, che hanno seguito il secondo conflitto mondiale. Con lo Stato sociale e il dirigismo keynesiano è cresciuta anche la sezione di classe borghese che si è trovata a gestirlo (per l’Italia ci sono stime di due milioni di suoi appartenenti in quanto amministratori, dirigenti, burocrati e burocratini nonché loro familiari). Lo sviluppo del welfare state messo in atto in parallelo al modello fordista-keynesiano ha comportato infatti, unitamente all’espansione del ruolo sociale ed economico dello stato, una crescita notevole della borghesia burocratica, comprese anche le burocrazie sindacali, sia come consistenza che come funzione. Ormai più di metà del Pil passa per le sue mani, nella forma della spesa pubblica, in tutte le formazioni avanzate.
Essa si ‘organizza’ in catene burocratiche in forte osmosi con il sistema politico e con quello economico con cui scambia personale. È una sezione di classe fortemente integrata con la borghesia imperialista di cui costituisce parte essenziale e strategica. Un’integrazione garantita dalle innumerevoli ‘porte girevoli’ che permettono alla fascia dirigente di circolare tra istituzioni statali e sovrastatali, società partecipate, banche e istituzioni finanziarie e grandi imprese multinazionali.
Il collante principale è l’oligarchia finanziaria cui anche la fascia più alta borghesia burocratica partecipa, sia come gestore funzionale degli interessi generali della sezione dominante del capitalismo, rappresentata dal capitale finanziario, che come partecipe diretto in quanto possessore di quote del capitale finanziario stesso (basta considerare la cosiddetta burocrazia di Bruxelles e la sua grande osmosi con la finanza).
Lo strato superiore di questa sezione di classe, la grande borghesia burocratica, dirige il deep state e lo mette a disposizione, come potere organizzato e sostanziale nella società, degli interessi complessivi della borghesia imperialista e/o del suo gruppo dominante.