SÌ AI 5 REFERENDUM, MA NON BASTA: L’UNICA STRADA È LA LOTTA!
L’8 e il 9 giugno si terranno i Referendum. Il voto prevede cinque quesiti abrogativi, quattro riguardanti la tematica del lavoro e uno sulla cittadinanza. Nello specifico i referendum vanno ad abrogare parti di leggi in vigore così da renderle inefficaci o riportarle alla scrittura precedente.
Quelle sul lavoro riguardano:
– le disposizioni sui licenziamenti illegittimi con l’effetto di reintrodurre le tutele dell’art. 18;
– un’estensione delle indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti;
– la reintroduzione di limiti nell’uso dei contratti a termine;
– l’abrogazione delle norme che deresponsabilizzano le aziende appaltatrici in materia di sicurezza sul lavoro.
Il referendum sulla cittadinanza invece prevede il dimezzamento da 10 a 5 anni della residenza legale in Italia per richiedere la cittadinanza.
I quesiti referendari sono tutti su tematiche di classe, questioni materiali che riguardano i lavoratori e i proletari, che entrano nel merito delle loro condizioni di vita, di ricattabilità, di sicurezza sul lavoro e di precariato.
L’esito di questo referendum quindi o andrà a beneficio delle masse popolari o della classe dominante, per questo, è giusto votare e votare SÌ a tutti i quesiti.
Ma attenzione: votare non basta.
I diritti non sono mai stati conquistati solo con il voto. La storia lo dimostra: lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, il diritto al divorzio e all’aborto sono arrivati dopo anni di lotte e mobilitazioni. Le vittorie passate, come le più recenti votazioni su acqua e servizi pubblici e la vittoria del “no” al referendum sulla riforma costituzionale, promossa dal governo Renzi, testimoniano ancora una volta che senza la mobilitazione popolare non si arriva al risultato.
Oggi come ieri, la lotta di classe è l’unica strada per difendere i nostri diritti e conquistarne di nuovi.
Che si vinca o si perda, per noi la via è una sola: lottare.
Nel nostro paese, per resistere allo stato di guerra, alla crisi industriale, ai licenziamenti e alla crescente repressione, gli esempi da seguire sono i lavoratori di Amazon in lotta per un contratto migliore, i portuali che ormai da anni bloccano le navi che trasportano armi, come i lavoratori precari dell’università che si mobilitano da mesi per i loro diritti e contro la guerra nel mondo accademico.
Anche i metalmeccanici in lotta per il rinnovo del Ccnl ci segnano la via, in gioco c’è molto più di un contratto: i padroni vogliono testare la resistenza che la classe operaia è in grado di organizzare, tutto in vista di una possibile guerra. Probabilmente i padroni insieme ai loro scagnozzi del governo aspettano proprio il dopo referendum per attaccare frontalmente i lavoratori contando sul fatto che non si raggiunga il quorum per ribadire chi comanda.
Per questo, non può essere un semplice voto a farci smettere di resistere davanti agli attacchi odierni e futuri, anzi è nostro compito rilanciare le lotte e con ancor più forza organizzare la resistenza per tornare a vincere.
Se si perde, si dovrà ribaltare il risultato mobilitandoci.
Se si vince, si dovranno comunque difendere i diritti acquisiti con le unghie e con i denti.
Voteremo SÌ, ma con la consapevolezza che non basta.
L’UNICA PROSPETTIVA È ORGANIZZARSI CONTRO QUESTO SISTEMA IN CRISI PER POTER REALMENTE VINCERE!
Antitesi – Organizzazione Comunista