Si sente la fanfara, sta arrivando la banda!
Sulla contestazione alla propaganda servile de La Stampa
Durante lo sciopero indetto dai sindacati di base per lo scorso 28 novembre, a Torino, uno spezzone del corteo si è staccato e diretto in via Lugaro, sede de La Stampa. Su quest’azione di contestazione, da cinque giorni, si sta scatenando la canea dei padroni: dalla corporazione dei giornalisti fino al presidente, si sentono timpani e ottoni che suonano il concertone della condanna morale al gesto dei manifestanti.
A noi viene chiara subito una considerazione: se la risposta dei padroni è così “sentita”, è perché, almeno in parte, il bersaglio lo si è colpito.
La contestazione a La Stampa, manda un messaggio contro quella propaganda servile che i giornali fanno a difesa degli interessi dei padroni.
Repubblica, La Stampa e co., contribuiscono quotidianamente alla narrativa distorta su quanto avviene in Palestina e alla campagna di criminalizzazione delle piazze a sostegno della resistenza palestinese. Il gruppo GEDI, padrone di quei giornali, è espressione diretta degli interessi di chi ha appena ceduto il comparto bellico di Iveco a Leonardo spa per 1,7 miliardi – ha, quindi, anche degli interessi “soggettivi” nel fomentare la propaganda della paura e della militarizzazione.
Questi interessi soggettivi, però, sono espressione, prima di tutto, di interessi di classe.
La nostra borghesia non può permettersi che venga contestata la sua linea di propaganda: ammantano di neutralità il giornalismo e la propaganda padronale e condannano ogni attacco nei loro confronti come attacco alla democrazia.
È per questa ragione che la repressione, prima nella propaganda e poi nei fatti, si concentra su coloro che rivendicano modalità conflittuali di contestazione degli apparati borghesi.
È per questo che per i padroni è necessario sfruttare ogni calunnia e mistificazione, come vediamo con le indagini per “scritte antisemite” a Roma Monteverde (nonostante queste inneggino all’antisionismo dopo una serie di aggressioni ad attivisti per la Palestina) o con l’imam di Torino Mohamed Shahin, prima colpito da una campagna di propaganda (Repubblica lo aveva definito “l’imam pro-Hamas”) e oggi rinchiuso nel CPR di Caltanissetta.
La nostra borghesia imperialista si prepara alla guerra, il fronte interno dev’essere pacificato, il dissenso eliminato. Gli apparati di propaganda non possono essere contestati.
Per ora si sente forte la fanfara, ma arriverà la banda, dovremo farci trovare pronti: l’unica risposta alla guerra dei padroni è l’organizzazione di classe, a partire dai posti di lavoro, dalle scuole e le università.
ORGANIZZARSI PER RESISTERE E VINCERE!
Antitesi – Organizzazione Comunista
