Nessun patto con Stato e padroni! Nessun sacrificio per la vostra guerra!
«Chi dice lavoro, dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime ma tutela di tutti gli interessi che armonizzano con quelli della produzione e della nazione»
(Dal discorso pronunciato in parlamento il 16 novembre 1922 da Benito Mussolini).
Il 17 luglio, Giorgia Meloni ha partecipato nuovamente al congresso della Cisl, un evento che ha sottolineato la convergenza di vedute tra il governo e il sindacato.
La Presidente del Consiglio plaude ad un sindacato in accordo con il governo, che firma contratti a ribasso nel pubblico impiego, perché consapevole di quali siano le priorità della nazione e che supera la contrapposizione “operai e padroni”.
Peccato che la società divisa in classi non si possa superare, è parte integrante di questo sistema economico: gli interessi di chi lavora e di chi sfrutta il lavoro non potranno mai essere conciliabili. Si tratta di una scelta di campo.
La tanto osannata legge sbarra si inserisce in questo contesto: Governo e sindacati, facendo finta di nascondere l’antagonismo tra proletariato e padroni, di fatto sostengono e alimentano lo scaricamento della crisi su lavoratori e lavoratrici. Nel silenzio generale e con una celerità sorprendente, su proposta della CISL riguardante “partecipazione gestionale, economica e finanziaria dei lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai profitti e ai risultati nonché alla proprietà delle aziende”, il 14 maggio è stata approvata come disegno di legge 1407.
La CISL, quindi, si è fatta promotrice dell’attuazione di tale articolo con una riforma di ispirazione tedesca.
Il modello di cogestione tedesco è stato presentato come modello “virtuoso” da replicare. Storicamente, il sistema di relazioni sindacali adottato in Germania fu pensato al fine di reprimere le organizzazioni sindacali più combattive (i socialisti e poi i comunisti). Da sempre infatti è previsto per legge che i rappresentanti dei lavoratori delle aziende più grandi (> 500 dipendenti) partecipino agli organi gestionali della società e assumano scelte strategiche anche in tema di assunzioni, licenziamenti e condizioni di lavoro. Si ha quindi un sistema in cui datore di lavoro e rappresentanti dei lavoratori siedono allo stesso tavolo e assumono decisioni. Un sistema che, evidentemente, cerca di tagliare le ali al conflitto di classe snaturando la fisiologica inconciliabilità delle posizioni di padrone e lavoratore. Pertanto, contrariamente a quello previsto in Italia, in Germania lo sciopero è un diritto limitato, l’adesione sindacale è molto bassa e i sindacati non sono conflittuali. Anche se in realtà quando i lavoratori scioperano in Germania danno vita a scioperi anche duri e partecipati, come ad esempio quello dei lavoratori Volkswagen e quello dei ferrovieri.
Cosa prevede la nuova legge?
PARTECIPAZIONE GESTIONALE – Similmente al modello tedesco, i rappresentanti dei lavoratori siedono al tavolo con gli amministratori e hanno diritto di voto su assunzioni, licenziamenti, condizioni di lavoro, retribuzioni, ecc.
Questa partecipazione, a seconda del modello di gestione adottato dalle società (dualistico, con consiglio di gestione e consiglio di sorveglianza, oppure il più diffuso monistico, solo con consiglio di amministrazione), consente di includere i rappresentanti dei lavoratori negli organi amministrativi, se previsto dallo statuto e dai contratti collettivi e sempre che tali rappresentanti abbiano requisiti di indipendenza, onorabilità e professionalità.
PARTECIPAZIONE ECONOMICA – L’obiettivo è incentivare il coinvolgimento diretto dei dipendenti nei risultati azionali, spingendo la fidelizzazione e il senso di appartenenza.
Distribuzione ai lavoratori di una quota degli utili di impresa o adozione di piani di azionariato, se previsto dal contratto collettivo; il tutto incentivato per il 2025 dal punto di vista fiscale (in modo non diverso dai premi) insieme alla previsione di piani di partecipazione finanziaria (come appena fatto alla Leonardo).
CONSULTAZIONE – Istituzione su base volontaria di commissioni paritetiche composte da rappresentanze aziendali e lavoratori in pari numero, aventi il compito di elaborare proposte di piani di miglioramento e innovazione dei prodotti, dei processi produttivi, dei servizi e dell’organizzazione del lavoro (non delle condizioni di lavoro).
Rsa/Rsu potranno essere consultate preventivamente sulle decisioni aziendali rilevanti, tramite pareri scritti e secondo tempi certi.
GESTIONE CONTROVERSIE – In caso di controversie, le parti potranno rivolgersi alla Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori istituita presso il Cnel (composta da 1 rappresentante del Cnel, 1 rappresentante del Ministero del Lavoro, 3 esperti di diritto, 12 membri designati dalle oo.ss. di datori e lavoratori presenti nel Cnel).
Dunque per tornare alle parole della Meloni possiamo affermare tranquillamente che ricordano il vecchio progetto corporativo fascista, dove il ruolo del sindacato è quello di garantire una fittizia comunione di intenti tra Stato/padroni e lavoratori: per fare ciò il primo passo è creare un sindacato direttamente controllato e indirizzato dallo Stato che sieda negli stessi organismi decisionali dei padroni, chiaramente in posizione subalterna.
Il tentativo è quello di ingabbiare l’autonomia pratica e decisionale dei delegati sindacali, attaccare il diritto di sciopero e di mobilitazione da parte dei lavoratori e legare le masse lavoratrici ai progetti imperialisti della borghesia italiana con un misto di paternalismo, fidelizzazione e repressione.
Tutto ciò avviene in un contesto storico particolare segnato da una profonda crisi economica e di egemonia del blocco imperialista occidentale e da una tendenza alla guerra tra super potenze, che non è ancora sfociato in scontro aperto ma che vede come punti di massima tensione l’Ucraina e la Palestina; la preoccupazione del governo Meloni in questo contesto è quella di creare un fronte interno compatto e disciplinato pronto ai sacrifici che richiede una guerra mondiale.
Lo spauracchio per le classi dirigenti italiane, da scongiurare in ogni modo, è quello della discesa in campo dei lavoratori, non solo in difesa dei salari ma anche contro la guerra imperialista, ancor di più se fossero guidati dai metalmeccanici già in lotta da molti mesi per il rinnovo del Ccnl.
Attaccando l’organizzazione dei lavoratori, sia con il Dl Sicurezza che con quest’ultima legge, si cerca di evitare preventivamente una situazione di mobilitazione e conflittualità che rischia di mettere a dura prova i rapporti di forza tra le classi nel nostro paese.
Anche per questo la Cisl e i fascisti del governo incarnano una tendenza che mira alla rottura dell’unità sindacale, ritenendo il grado di collaborazione (già altissimo di per sé) di Cgil e Uil insufficiente per la fase delicata che sta attraversando la borghesia imperialista italiana. Questa tendenza si concretizzata già nel settore pubblico e semipubblico (non in quello privato), dove la Cisl ha firmato vari contratti (Ccnl Pubblico Impiego, Ccnl Poste italiane, Ccnl Sanità Pubblica) di propria iniziativa baypassando le altre sigle confederali e avallando nei fatti i piani statali di contenimento di salari e diritti, di aderenza ideologica e di sottomissione ai manager da parte dei lavoratori.
Ad ora la sensazione è che questa legge per un po’ rimarrà sulla carta, come strumento utile da giocare a favore dei padroni in momenti di particolare tensione e difficoltà. Affermiamo questo anche perché il disegno legge non prevede obblighi attuativi da parte delle aziende, alle quali viene lasciata la facoltà di decidere se aderire o no al piano. Inoltre, per ora non sono neanche previsti incentivi e aiuti economici per l’attuazione della legge, con grande rammarico del Sole24Ore.
Questa legge segna un ulteriore passo verso il piano neocorporativo di gestione della crisi e del fronte interno, e probabilmente non sarà l’unico. Il tentativo è quello di cooptare la classe lavoratrice nei progetti imperialisti della borghesia italiana, cercando di ricostruire un’egemonia di classe grazie anche alla propaganda secondo la quale Stato, padroni e lavoratori sono sulla stessa barca.
La strada da seguire dunque è quella del rifiuto di ogni patto sociale con Stato e padroni, quella della difesa degli interessi di classe, sganciati dall’abbraccio mortifero dell’imperialismo italiano ed occidentale in generale.
RESISTIAMO OGGI, PER VINCERE DOMANI.
Antitesi – Organizzazione Comunista