Vivere come lui
Nguyen Van Troi. Simbolo di liberazione del Vietnam
“Ideologia borghese e teoria del proletariato” da Antitesi n.00 – pag.71
“Gli imperialisti, i reazionari non sono mai in grado di valutare secondo il suo giusto valore la forza di una nazione, la forza di un popolo. Questa forza è senza limiti, può riuscire a risolvere qualsiasi difficoltà, può trionfare su qualunque nemico”.
Vo Nguyen Giap
Tra i testi editi lo scorso anno, a cui ogni sincero compagno può appassionarsi alla lettura, spicca senz’altro “Vivere come lui. Nguyen Van Troi. Simbolo di liberazione del Vietnam”: un libro stampato ad Hanoi nel 1965, anno dell’intensificazione dei bombardamenti sulla Repubblica Democratica del Vietnam da parte degli Usa.
Sulla copertina del volume compare una scritta che ben ne riassume la tesi politica: “L’imperialismo può essere sconfitto”, un messaggio che più che mai risponde alle esigenze di questo momento storico.
Una tesi assolutamente attuale quando, oggi, l’imperialismo si fa sempre più feroce su numerosi fronti di guerra: dall’Ucraina, al Medioriente, all’Africa. A fronte di occupazioni militari, destabilizzazioni, balcanizzazioni e veri e propri atti di genocidio i popoli di queste regioni continuano a combattere e a resistere: infatti l’imperialismo non è un moloch immutabile e invincibile come ci insegna la storia del Vietnam.
La riedizione di “Vivere come lui”, curata dalla casa editrice Zambon, è stata pubblicata a ridosso del quarantesimo anniversario della vittoria del popolo vietnamita sull’imperialismo statunitense, ma non si tratta di un’operazione nostalgica. Al contrario i suoi contenuti non vogliono fornire ai lettori una “ricetta” da riproporre pedissequamente, bensì degli insegnamenti universali fondamentali per il movimento comunista.
Questo testo riesce infatti a raggiungere più obiettivi: celebra la più clamorosa sconfitta da parte di un piccolo popolo a danno della più spietata potenza mondiale e sottolinea che l’imperialismo è stato più volte sconfitto dalle masse in lotta, dalla Rivoluzione d’Ottobre, alla vittoria di Stalingrado, all’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese, alla Rivoluzione Cubana.
La riedizione in italiano, ad opera della casa editrice Zambon, è tratta da quella spagnola curata dall’Editorial Oriente a Santiago di Cuba nel giugno del 1981, ventesimo anniversario della vittoria di Giròn, con il titolo “Vivir como èl”. La dedica di questa riedizione è rivolta a una doppia vittoria: quella del popolo vietnamita e di quello cubano.
L’anno precedente alla sua pubblicazione, il 15 ottobre 1964, per ordine degli Stati Uniti, le autorità fantoccio di Saigon fanno fucilare un giovane operaio, Nguyen Van Troi, accusato del tentativo di far esplodere un ponte sul quale avrebbe dovuto passare il segretario di Stato della Difesa statunitense Mc-Namara. A seguito della sua cattura e poco prima della sua esecuzione, dall’altra parte del mondo, l’eroismo di Troi suscita la solidarietà dei guerriglieri venezuelani: le Forze Armate di Liberazione Nazionale catturano a Caracas il colonnello yankee Michael Smolen, vice capo del contingente delle forze aeree statunitensi e dichiarano: “Se i nordamericani e i loro servi del Vietnam del Sud assassineranno Nguyen Van Troi, un’ora più tardi il colonnello statunitense sarà giustiziato dalle Faln in Venezuela”. Da Washington arriva allora l’ordine ai fantocci di Saigon di sospendere a tempo indeterminato l’esecuzione di Van Troi. Il 13 ottobre le Faln liberano il colonnello statunitense, ma due giorni dopo, violando l’accordo, Troi cade sotto i colpi del plotone d’esecuzione nel cortile della prigione di Chi Hoa al grido di “Viva il Vietnam! Viva il Presidente Ho Chi Minh!”.
La lotta di questo compagno e del popolo vietnamita è qui raccontata da sua moglie Phan Thi Quyen, un esempio di emancipazione femminile. Una donna che prende coscienza bruscamente dell’impegno politico clandestino del marito e subisce anche lei la prigionia in carcere: una permanenza che la farà crescere politicamente grazie al sostegno delle altre prigioniere del Fronte Nazionale di Liberazione.
Il testo – di circa 300 pagine – presenta una ricca introduzione storica e politica curata dalla compagna Adriana Chiaia che inquadra la vicenda di Van Troi, riuscendo a ripercorrere passaggi fondamentali della lotta di liberazione del Vietnam, parallelamente agli insegnamenti universali che l’hanno guidata alla vittoria, con i riferimenti ai classici del patrimonio comunista. Sono quindi trattati e approfonditi processi come lo sviluppo della guerriglia, la resistenza di lunga durata e la crescita dell’appoggio popolare, assieme ai numerosi riferimenti concreti dell’applicazione della dialettica marxista. Molte sono le citazioni degli scritti di Giap che indicano infatti una costante valutazione delle forze in campo, visioni mai statiche ma tese al possibile sviluppo del processo di liberazione nazionale e trasformazione sociale dentro le masse.
Per questo preciso inquadramento storico-politico sono stati utilizzati documenti originali vietnamiti, con ampie citazioni di Vo Nguyen Giap, di Ho Chi Minh e di altri testi tratti da Etudes Vietnamienne; ricorrendo anche alle opere dello storico Jean Chesneaux e della ricercatrice Enrica Collotti Pischel.
L’introduzione è utile a giovani e giovanissimi che nelle proprie scuole non hanno, con tutta probabilità, mai sentito parlare di Vietnam. Adriana Chiaia tratta, infatti, passaggi e aspetti indispensabili a comprendere la situazione del paese asiatico quali la formazione del Vietnam come nazione, il possesso delle terre, il ruolo dei contadini e il radicamento del Partito Comunista. Questa organizzazione rivoluzionaria rappresentò l’avanguardia della classe lavoratrice vietnamita che unì la lotta di liberazione dal colonialismo con quella contro lo sfruttamento capitalista, ponendosi l’obiettivo del potere e dell’instaurazione del regime di Nuova Democrazia, promuovendo fin da subito, man mano che il paese veniva liberato, la riforma agraria, il miglioramento delle condizioni sociali delle masse popolari e la cancellazione dell’analfabetismo.
Non dobbiamo dimenticare, rispetto ad un’attualità che vede buona parte delle lotte di liberazione dei paesi oppressi guidate da forze della borghesia nazionale che si oppongono all’imperialismo, che la vittoria del Vietnam fu possibile grazie alla direzione della classe lavoratrice vietnamita, tramite il suo partito, che seppe guidare tutte le classi e i settori della società che avevano interesse a liberarsi dalle catene del colonialismo. Ciò deve insegnarci due cose: mai i comunisti e gli internazionalisti devono recedere dal dovere di appoggiare i popoli in lotta contro occupazioni militari dirette o regimi neocoloniali, anche se le forze che li guidano rappresentano interessi di classe diversi e divergenti da quelli del proletariato; allo stesso tempo, è dovere appoggiare e portare avanti le posizioni che, all’interno delle lotte di liberazione, rappresentano lo sviluppo dell’autonomia politica e della capacità di dirigerle da parte del proletariato.
Perché, come il Vietnam insegna, l’imperialismo può essere sconfitto e i popoli possono vincere solo sotto la direzione della classe operaia e di veri partiti comunisti rivoluzionari.