CONTRO LA FINANZIARIA, CONTRO LA GUERRA!
Volantino per lo sciopero generale del 28 novembre e la mobilitazione nazionale del 29! Tutti in piazza!
La Legge di Bilancio, in approvazione nelle prossime settimane, continua la politica di tagli al welfare e sacrifici per chi lavora, a fronte di un aumento considerevole delle spese militari; 18 miliardi di manovra contro i 32 miliardi per il riarmo nel prossimo decennio. Se da un lato vengono propagandate misure fiscali favorevoli al ceto medio – stiamo parlando, nel migliore dei casi, di pochi spiccioli a fronte di un’inflazione crescente -, dall’altro si confermano come le politiche economiche, da anni, restano orientate a tutelare rendite e grandi ricchezze.
Ancora una volta, chi viene doppiamente beffato è chi lavora e non chi si arricchisce sul lavoro altrui: le tasse vengono alzate e l’inflazione con l’aumento dei costi fa il resto, colpendo ancora più duramente lavoratori e lavoratrici.
Le mobilitazioni di settembre e ottobre a fianco della Resistenza palestinese hanno ridato la consapevolezza alla classe che è possibile scioperare e bloccare tutto. Sono state giornate di lotta che hanno visto scendere in piazza centinaia di migliaia di persone contro il genocidio in atto in Palestina e contro un governo filo-sionista e guerrafondaio, unendo per la prima volta forze sindacali e sociali sotto un’unica rivendicazione.
Nonostante la repressione e le minacce del governo, si è vista un’opposizione di classe che ha restituito dignità e speranza alle numerose lotte in questo paese.
Un evento storico che ha costretto le burocrazie sindacali a chiamare un’unica data di sciopero davanti alle pressioni della base e alla situazione critica a cui stiamo assistendo.
In questi mesi, non sono mancate le ritorsioni dei padroni sui posti di lavoro, che hanno agito contro chi ha alzato la testa e fatto sentire la sua voce critica: si parla del vigile del fuoco, colpito da provvedimento disciplinare per aver partecipato in uniforme ad una manifestazione, del lavoratore aeroportuale che si è opposto ai carichi di armi all’aeroporto Montichiari di Brescia, o del licenziamento della maschera alla Scala per aver gridato “Palestina libera!”, come i tanti tentativi di silenziare le voci scomode nei posti di lavoro.
A questi si aggiungono le recenti offensive al diritto di sciopero, fondamentale strumento da difendere con le unghie e con i denti. La sfida che abbiamo davanti dunque sarà quella di resistere agli attacchi di padroni e governo, a partire dagli ultimi provvedimenti, e per farlo servono rapporti di forza a nostro favore.
Contrastare questa manovra classista e le politiche di riarmo è dunque una necessità, partendo dal rifiuto alle politiche “lacrime e sangue” e all’esponenziale aumento delle spese belliche. Un settore, quello militare, che sta crescendo, anche grazie alle generose politiche di riconversione industriale da civile a militare, che vedono colossi, come Leonardo Finmeccanica, continuare a guadagnare sulla pelle dei popoli martoriati dalle guerre imperialiste. Infine, dal piano “Rearm Europe” di 800 miliardi promosso dall’Ue ai milioni di euro per le armi made in Usa sponsorizzate Nato, si assiste alla rincorsa verso quella terza guerra mondiale “a pezzi” che già sta avvenendo in tanti scenari nel mondo. Perciò, scioperare e bloccare tutto restano le parole d’ordine fondamentali per continuare ad opporsi alle politiche governative e a sabotare l’economia di guerra. L’unica risposta possibile è l’organizzazione e la mobilitazione collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici, così da ribaltare i rapporti di forza e rimettere al centro i bisogni della maggioranza.
ORGANIZZARSI PER RESISTERE E VINCERE!
Antitesi – Organizzazione Comunista
