ROMPIAMO LE RIGHE!
Quest’autunno studenti e studentesse delle scuole superiori hanno fatto sentire la loro voce contro la complicità del nostro stato nel genocidio in Palestina e la scelta di spendere sempre più soldi nella guerra invece che nelle scuole. Hanno manifestato bloccando le città e occupando le scuole. Occupazioni che ci hanno dimostrato che organizzandoci possiamo fare molto, che possiamo far sentire la nostra voce e rompere la quotidianità spiegazione-voto-casa. Occupazioni che avendo richiesto partecipazione, dibattito e organizzazione, lasciano un ricco bagaglio per continuare a mobilitarci con la Palestina e per migliorare la nostra vita dentro e fuori le scuole.
Si viene spesso attaccati perché visti come automi davanti ad uno schermo, ma quando ci si rimbocca le maniche per portare solidarietà alla Palestina arriva subito la repressione di presidi e polizia. Rari sono i casi in cui la dirigenza ha appoggiato l’occupazione e le sue ragioni. Nella maggior parte presidi, ma anche alcuni docenti, hanno provato ad attaccare gli studenti con minacce di assenze, sospensioni, bocciature, schedature e denunce. Repressione che, in uno stato e con un governo che tenta di delegittimare in ogni modo la lotta di studenti e lavoratori, si manifesta anche con attacchi di gruppi dichiaratamente fascisti.
Ma perché gli studenti e le studentesse in lotta fanno così paura?
Perché occupando le scuole e bloccando le città hanno messo in discussione la visione del mondo che ci viene imposta e intralciato i piani di guerra del nostro stato. Guerra che serve a garantire gli interessi di pochi. Guerra per la quale vogliono renderci buoni soldati, privi di pensiero critico e abituati ad abbassare la testa davanti agli ordini dei superiori, usando anche scuole e università a questo scopo. Guerra di cui stiamo già pagando i costi con soldi tolti all’istruzione e alla sanità, con l’aumento del costo della vita.
Noi studenti e lavoratori da genocidi e guerre non abbiamo niente da guadagnare e tutto da perdere.
Dobbiamo continuare a mobilitarci e ad organizzarci dentro e fuori le scuole contro la disciplina che vogliono imporci e per costruire una scuola a misura di studenti e studentesse.
Rompiamo le righe e le regole dello Stato di Guerra!
Antitesi – Organizzazione Comunista
