Volantini e comunicati

Chi ha paura delle parole?


Nel 2023 un compagno di Antitesi è stato condannato per istigazione a delinquere (art. 414 del Codice Penale) ad un anno di reclusione da parte del tribunale di Udine. Lo Stato condanna il nostro compagno per le parole pronunciate, il 23 novembre 2019 a Udine, durante un corteo indetto per la ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre). Il discorso partiva dalla solidarietà agli arrestati nell’operazione “Renata”, contro il “terrorismo” anarchico, per arrivare alla necessità di opporsi alla reazione e alla guerra imperialista.
Questa infame sentenza è stata recentemente confermata in secondo grado dalla corte di appello di Trieste. “Bontà loro”, la condanna detentiva è stata commutata in 14 mila e 600 euro di multa, da versare in trenta rate, pena l’applicazione della detenzione o di altra misura di limitazione della libertà.

Alcune norme del “decreto sicurezza”, motivate dal governo Meloni dalla necessità di punire anche il “terrorismo della parola”, introducono delle modifiche al codice penale per abbassare conseguentemente la soglia di punibilità per reati politici. Questa sentenza anticipa pienamente l’orientamento del “decreto sicurezza”, utilizzando un reato, quello di istigazione, che può facilmente essere piegato a colpire la propaganda rivoluzionaria nel suo complesso. Vedremo l’esito del ricorso in cassazione, ma è chiaro che la magistratura ha già recepito la necessità di colpire non solo le lotte e chi lotta, ma i contenuti stessi delle lotte o quello che può spingere a lottare, sopratutto se in senso militante e rivoluzionario. Sono oramai continue le inchieste condotte contro giornali, volantini, interventi, perché ritenuti “apologetici di sovversione”, le aggravanti di terrorismo per semplici azioni dirette, le infami etichette di antisemitismo per contestazioni a esponenti sionisti ecc. ecc.

Tutto ciò dimostra che la classe dominante, in questa situazione di crisi sul fronte interno e di guerra imperialista sul fronte esterno, ha paura persino delle “parole” e vuole colpire preventivamente la propaganda che chiama alla lotta, utilizzando anche i reati di opinione previsti dal codice penale fascista tuttora in vigore. È un segno di debolezza per chi usualmente giustifica le proprie guerre in nome della libertà, ma una conferma di come la reazione vuole avanzare, tentando di stroncare con la repressione ogni alternativa al sistema vigente. Del resto, la più grande “apologia della sovversione” è la barbarie stessa nella quale il sistema imperialista ci sta gettando. Il genocidio a Gaza, i preparativi della terza guerra mondiale, il peggioramento delle nostre condizioni di vita, i morti sul lavoro: sono queste manifestazioni del dominio della borghesia imperialista a gridare la necessità di ribellarsi, anche prima delle parole e delle azioni di chi vuole lottare contro questa barbarie.

Non dobbiamo chinare la testa di fronte alla repressione, non possiamo lasciare nessuno da solo davanti ad essa, dobbiamo organizzarci per resistere, non recedendo dalle pratiche e dai contenuti che la classe dominante vuole colpire.

Solidarietà al compagno condannato, difendiamo l’agibilità della propaganda rivoluzionaria!
Resistere alla repressione, resistere per vincere!

Antitesi – Organizzazione comunista