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IMPARARE A DIFENDERSI

LINEE DI CONDOTTA PER CONTRASTARE LA REPRESSIONE

n. 03 – novembre 2025


INDICE

Linee di condotta generali – p.10

APPROFONDIMENTO 1 – p.18
Controllare la gioventù, fare la guerra

L’unica giustizia è quella proletaria – p.20

I reati associativi e la repressione politica – p.40

APPROFONDIMENTO 2 – p.44
Elmetto e manganello contro la lotta di classe

APPROFONDIMENTO 3 – p.50
Reati per i tempi di guerra

APPROFONDIMENTO 4 – p.58
La resistenza non si processa, la resistenza non si arresta

Conclusioni – p.60

Vademecum – p.44

APPENDICE – p.78
Il 41-bis

INTRODUZIONE

“L’apparato statale, che comprende esercito, polizia e giustizia,
è lo strumento con cui una classe ne opprime un’altra”

Mao Tse-Tung
La situazione e la nostra politica dopo la vittoria

Oggi viviamo una rinnovata fase di guerra. La decisione di fornire al regime ucraino armi per colpire il territorio russo, l’offensiva genocida dei sionisti a Gaza, l’allargamento del conflitto al Libano, allo Yemen e all’Iran: sono tutti passaggi che mostrano come la tendenza alla guerra imperialista si stia ulteriormente inasprendo a livello mondiale, portandoci sull’orlo di una terza guerra mondiale.
L’Italia è parte rilevante di questo processo. Citiamo solo alcuni esempi: il territorio russo è colpito dagli ucraini grazie al coordinamento dalle basi Nato presenti nella penisola; l’alleanza con il regime genocida sionista è solidissima.
La guerra è figlia della crisi, e la guerra approfondisce la crisi stessa: instabilità finanziaria per i conti pubblici, crisi industriali e, per i proletari, precarietà occupazionale, omicidi “bianchi” sui posti di lavoro, caro vita alle stelle, povertà di massa ai massimi storici, smantellamento della sanità con la cosiddetta autonomia differenziata.

Come la storia ha mostrato, quando la guerra torna di casa, lo Stato dei padroni utilizza strumenti già forgiati per reprimere e colpire preventivamente ogni forma di dissenso, con particolare attenzione verso chi si pone su un piano rivoluzionario. È il riflesso della guerra: la “guerra interna”, fatta di reazione e di repressione.
Lo Stato attacca studenti, sindacalisti, chi lotta per la casa, lavoratori e chiunque si opponga al sistema dello sfruttamento e della guerra. Fa uso massiccio di misure preventive (sorveglianza speciale, Daspo) ed effettua arresti con accuse spropositate di reati associativi.
L’obiettivo è uno solo: annichilire, con la loro legge – vedi Dl 1660 – e con la loro violenza, ogni espressione della lotta di classe. Hanno bisogno di “pace sociale” perché la guerra si combatte su due fronti: esterno e interno. Solo un fronte interno pacificato permette un impegno prolungato su quello esterno.
In questa situazione, riteniamo utile produrre un quaderno aggiornato sul tema “Imparare a difendersi”. Ci proponiamo di raccogliere materiali, esperienze concrete e riflessioni utili a definire una linea di condotta per fronteggiare la repressione del nemico di classe.

Questo testo non vuole essere l’ennesimo manuale tecnico-pratico sulla repressione. L’obiettivo è unire l’aspetto tecnico-informativo (dati, conoscenza degli organi e degli strumenti della repressione) con l’aspetto politico (riflessione e insegnamenti derivanti dalla pratica diretta), per costruire un modo collettivo di reagire quando lo Stato ci attacca.
L’aspetto politico è il piano principale su cui si articola il quaderno. Vogliamo trasmettere l’esperienza accumulata da compagni e compagne colpiti da operazioni repressive negli ultimi anni. I reati trattati sono quelli più frequentemente utilizzati per criminalizzare le pratiche di lotta del movimento di classe e l’attività militante dei compagni.
In particolare, analizziamo i reati associativi, poiché rappresentano l’attacco più alto contro l’organizzazione di classe e insegnano come affrontare ogni altro tipo di processo.
Esaminiamo inoltre i nuovi dispositivi repressivi, con particolare attenzione ai giovani e alle seconde generazioni. Mostriamo come lo Stato si scagli contro i lavoratori in lotta, consapevole che quando la classe operaia si muove – come nel caso dei portuali solidali alla flottiglia – si verifica un sostanziale cambio di passo nella lotta.
Abbiamo ritenuto importante inserire anche un’appendice sul 41-bis, strumento dell’ordinamento penitenziario pensato per punire i rivoluzionari e da cui si esce solo collaborando o dissociandosi. Questo dispositivo viene oggi utilizzato per lanciare un monito a chiunque si ponga su un terreno rivoluzionario e, anche in carcere, non rinunci alla propria identità.

Riteniamo questo lavoro fondamentale perché, in una fase segnata dall’escalation dell’autoritarismo (vedi la gestione della pandemia), dalla militarizzazione interna, dal perfezionamento degli strumenti di controllo, dalla negazione degli spazi e dalla repressione delle voci critiche, è essenziale riprendersi la cultura del come comportarsi di fronte alla repressione dello Stato.
Non dobbiamo ogni volta pensare e agire come se fosse la prima volta, come se fossimo soli, o come se non esistesse esperienza accumulata. Non è così.
Il recupero della memoria storica e delle pratiche sviluppate da chi è venuto prima di noi, se riprese, attualizzate e socializzate, possono aiutarci a comprendere e gestire positivamente le contraddizioni che emergono nei giovani colpiti per la prima volta dalla repressione.
Contrastare le logiche individualiste e mettere al centro la consapevolezza che, se ci attaccano, è perché lottiamo nella giusta direzione contro chi ci sfrutta e ci opprime. Questa è la linea che deve guidarci.
Seguendo questa via, sarà più chiaro che il piano da difendere è quello della lotta, che può essere difeso al meglio solo collettivamente, garantendo così anche una più efficace difesa individuale. E, soprattutto, crescerà la coscienza che difendere la lotta significa rafforzarla.
Pensiamo, inoltre, che il dibattito debba allargarsi, non solo al “curare” la malattia infettiva della repressione che avvelena e divide il corpo sociale, ma anche a capire come prevenirla. È necessario organizzarsi durante la lotta per ridurre al minimo gli attacchi repressivi.
Siamo convinti che una linea di condotta contro la repressione sia la diretta conseguenza della coscienza di classe che matura nell’organizzazione della lotta.
Il quaderno nasce dall’esperienza di alcuni compagni e da pratiche collettive che, come quelli prima di noi, intendiamo socializzare e arricchire attraverso la pratica, il dibattito e il confronto con altre realtà. Non vuole essere un punto di arrivo, ma piuttosto un punto di partenza per rafforzare le lotte di cui siamo parte.

Antitesi – Organizzazione Comunista
Ottobre 2025