Volantini e comunicati

ZONE ROSSE E STATO DI GUERRA

20 gennaio 2025


Nelle città italiane soffiano venti di guerra: zone rosse, spazi urbani blindati dove l’accesso è negato a chi tacciato di essere “pericoloso”. Da Milano a Napoli, passando per Firenze, Bologna e Roma, 25 mila controlli e centinaia di daspo urbani.

Queste misure, travestite da eccezionali, sono ormai routine: strumenti ordinari di sorveglianza, non per combattere la criminalità, ma per colpire chi si oppone e le masse popolari. Non sicurezza, ma continue strette di controllo e repressione, come già visto con l’autoritarismo pandemico.

Dietro il velo retorico della sicurezza si cela un disegno cristallino: allontanare i poveri, gli immigrati, chiunque osi sfidare il sistema dello sfruttamento. Tecnologie biometriche, come il riconoscimento facciale, già sperimentate dagli oppressori sionisti sui palestinesi, ora schedano chi dissente nell’Italia democratica. La destra di governo, come ieri la sinistra borghese, forgia misure da stato di polizia, espandendo il potere delle forze dell’ordine con la cieca determinazione di chi teme il risveglio delle coscienze. Ecco il nuovo pacchetto sicurezza: un ulteriore nodo nella rete della repressione.

Ma perché la borghesia italiana, come quella occidentale, ha bisogno di implementare uno stato di Polizia? Perché siamo in guerra. L’Italia arma Zelensky, mentre le basi Nato in Italia coordinano attacchi contro la Russia. L’alleanza col regime sionista è sempre più stretta, e ci sono soldati italiani in Libano e nel Mar Rosso.

E quando si portano avanti guerre sul fronte esterno ogni dissenso interno va soffocato, anche preventivamente. Bisogna far digerire la crisi (causa della guerra) e le relative conseguenze: recessione, licenziamenti, l’aumento dello sfruttamento e della povertà. Bisogna convincere le masse che le spese militari devono gonfiarsi, che le risorse sociali devono essere sacrificate; che non c’è spazio per la solidarietà, e che la marginalità deve essere domata manu militari.

Hanno necessità di farlo perché sanno che la loro guerra devasta ciò che la loro “pace” promette. E se qualcuno osa opporsi, se lotta per la dignità e contro la guerra, viene represso.

Di fronte a questo scenario non dobbiamo retrocedere, dobbiamo resistere. Dobbiamo radicare consapevolezza, solidarietà e unità tra le masse. Dobbiamo respingere ogni attacco repressivo, trasformando la repressione in occasione di lotta. La resistenza alla repressione, alla “guerra interna” è lotta di classe e parte della lotta contro la guerra imperialista. Per questo, dobbiamo resistere oggi per vincere domani!

CONTRO LA REPRESSIONE BORGHESE, PER LA RESISTENZA E LA SOLIDARIETÀ PROLETARIA E POPOLARE!

CONTRO LO STATO DI GUERRA!

MORTE ALL’IMPERIALISMO, LIBERTÀ AI POPOLI!

Antitesi – organizzazione comunista