Volantini e comunicati

LA NOSTRA RABBIA SERVIRÀ A DISTRUGGERE L’IMPERIALISMO O NON SERVIRÀ AFFATTO!

25 Novembre 2024


Condividiamo i volantini distribuiti, sul territorio nazionale, dalle compagne e dai compagni di Antitesi che hanno partecipato alle manifestazioni indette da Non Una Di Meno per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.


Volantino distribuito al corteo di Padova.

25 Novembre – Contro la violenza sulle donne e la guerra imperialistaL’altra metà del cielo tuona!

La giornata internazionale contro la violenza sulle donne nasce per fissare nella memoria come la società capitalista nella quale viviamo possa diventare brutale e assassina verso le donne che lottano contro di essa. 

Scendiamo in piazza per restituire a questa data il suo significato: per affermare la violenza di un sistema economico, politico e valoriale per cui la donna è oggetto da possedere; che ci affama, ci sfrutta sui posti di lavoro e ci reprime quando lottiamo per migliorare le nostre condizioni. Scendiamo in piazza per gridare la nostra rabbia per tutte le donne vittime della violenza del capitalismo, delle sue guerre e del patriarcato.

Sono oltre cento le donne, e ragazze, ammazzate quest’anno dai propri partner o ex partner. A questa violenza si aggiunge quella delle istituzioni che si stracciano le vesti piangendo le nostre morti, ma sono parte integrante del problema. Ad un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, il Comune non ha mosso un dito: sportelli antiviolenza e consultori continuano ad essere pochi e inadeguati per le donne padovane. Inoltre, assieme all’Ater, minaccia di sgombero la Consultoria, uno spazio cittadino occupato proprio per denunciare la carenza di strutture sul territorio dedicate alla salute e alla tutela delle donne. Al posto di questo prezioso spazio le istituzioni portano avanti un progetto di cohousing sulla spinta dei fondi del PNRR mentre lo smantellamento e l’abbandono dell’edilizia popolare procede implacabile.

A livello nazionale la situazione non è migliore: il governo Meloni, in continuità con i precedenti, si impegna a tagliare fondi a sanità ed istruzione per versarli nelle tasche dei padroni e finanziare i fronti di guerra. Ma gli attacchi alla condizione della donna sono diversi: il diritto all’aborto, già calpestato dalla possibilità dell’obiezione di coscienza, viene ancor più attaccato con l’introduzione dei movimenti pro vita all’interno dei consultori, rendendo questa conquista storica un privilegio per poche donne borghesi ed un percorso ad ostacoli per tutte le donne proletarie; l’articolo 15 del Ddl 1660 renderà facoltativo il rinvio a giudizio per le donne incinta; pensiamo poi al ministro Valditara che bolla il patriarcato come ormai morto e ridotto ad una mera ideologia.
Promuovere un modello di donna che sia madre e moglie e sbandierare l’idea della famiglia tradizionale è funzionale a preparare il terreno all’ideologia reazionaria che, con un conflitto mondiale alle porte, sarà quanto mai necessaria alla nostra classe dominante per perpetrare i propri piani di guerra.

Per questo anche oggi scendiamo in piazza contro la guerra imperialista. Per tutte le donne che subiscono la violenza della guerra, lì dove la guerra si combatte e qui dove la guerra viene prodotta e finanziata sulle nostre spalle.

Per ogni donna che lotta in Palestina contro l’occupante sionista e per tutte le donne che lottano contro l’imperialismo e che per questo subiscono la repressione.

Per Abla Sa’adat e le donne che come lei sono detenute nelle carceri sioniste, in particolare per Khalida Jarrar leader del F.P.L.P. da oltre 90 giorni in isolamento in condizioni atroci.

Uniamoci e organizziamoci, quindi, per lottare per un sistema che ponga fine all’imperialismo e al capitale che ci divide in classi e ci tiene in catene, per un mondo senza più guerre, classi e sfruttamento per tutte e tutti.

La nostra rabbia servirà ad abbattere questo sistema o non servirà affatto!

Antitesi Padova – Collettivo Politico Comunista Levante


Volantino distribuito al corteo di Catania.

25 Novembre: La Resistenza delle donne

Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte.

Con queste parole Minerva Mirabal dimostrava come la minaccia di morte del dittatore dominicano Trujillo non intaccava minimante la sua lotta.  La dittatura di Trujillo il 25 novembre 1960 ammazza Minerva e le sue sorelle e quella giornata è diventata la giornata simbolo contro la violenza sulle donne.

Oggi, 25 novembre 2024, la storia delle sorelle Mirabal è dimenticata e la giornata istituzionalizzata diventa il momento in cui ricordare le donne come vittime di violenza e solo della violenza che l’uomo esercita su di essa.

Noi, oggi, vogliamo ribaltare il senso di questa giornata, non vogliamo parlare di vittime ma di resistenti.

Non vogliamo denunciare solo la violenza patriarcale ma anche quella che il sistema economico capitalista ci impone sulla nostra pelle.

  • Sono violenza le botte e sono violenza le liste d’attesa lunghissime negli ospedali per le visite ginecologiche e ostetriche
  • È violenza lo stupro ed è violenza avere gli ospedali pieni di obiettori di coscienza (in Italia 7 su 10 sono obiettori)
  • È violenza l’abuso sessuale ed è violenza essere discriminate a lavoro perché donne (il divario tra uomini e donne è pari al 17,5% e arriva a 34% in presenza di un figlio minore)
  • È violenza la molestia e sono violenza i tagli alla spesa pubblica che diminuiscono i servizi di cura – asili, mense scolastiche, centri di accoglienza per anziani… (2 miliardi di tagli in questo attuale governo)
  • È violenza il femminicidio ed è violenza la povertà (il rischio di povertà delle donne è del 2% maggiore rispetto agli uomini)

Oggi, con 150 casi di femminicidio nel solo 2024, con l’aumento di povertà che colpisce maggiormente le donne, il nostro esempio per ribaltare definitivamente lo stato delle cose, sono tutte quelle donne che hanno resistito, come le sorelle Mirabal, come le partigiane italiane, come le donne palestinesi che hanno avuto e hanno chiaro che la nostra reale emancipazione sarà possibile solo distruggendo il sistema economico capitalista che si concretizzava nella dittatura di Trujillo, in quella nazifascista e si concretizza oggi, per le nostre compagne palestinesi, nella colonizzazione sionista.

La loro resistenza è l’esempio che vogliamo seguire perché non c’è emancipazione delle donne senza rivoluzione e non c’è rivoluzione senza l’emancipazione delle donne.

Inaugurazione della “Targa alle Donne Resistenti” in piazza Machiavelli (San Cocimo) accanto alla targa commemorativa sulla casa della partigiana Graziella Giuffrida.

Antitesi Catania – Collettivo Comunista Aurora


Volantino distribuito al corteo di Milano.

Donne dall’Italia alla Palestina – Nessun vittimismo, non in nostro nome!

Il 25 novembre nasce in ricordo delle sorelle Mirabal, uccise nel 1960 dai servizi segreti dominicani per la loro lotta antimperialista.

Oggi, quella stessa data è trasformata in una vetrina di propaganda di guerra: le donne diventano pretesto per giustificare gli interessi delle borghesie imperialiste.

In Italia, il governo si proclama difensore delle donne, ma intanto taglia i fondi per prevenire la violenza di genere e destina milioni di euro in armi allo stato sionista.

Le democrazie occidentali si dipingono come salvatrici delle donne dalle barbarie dell’uomo (straniero) e della religione (non cattolica). Ma i fatti parlano chiaro: chi opprime, arma e sfrutta è lo stesso sistema che si veste da salvatore.

In Palestina, dal 7 ottobre, più di 9.000 donne e 10.000 bambini sono stati uccisi dal regime sionista. Lo stupro, l’esecuzione di donne e bambine sono strumenti di terrore quotidiano. Armi di guerra per impedire la riproduzione del popolo palestinese. Quindi, essere madri è Resistenza.

Oggi come ieri, le donne palestinesi sono massacrate perché hanno deciso di non piegarsi all’occupazione sionista. Perché scelgono di combattere, al fianco dei loro uomini, per la liberazione del loro popolo e per la loro stessa emancipazione. Perché resistono, e con la loro resistenza avanza la lotta contro l’imperialismo e la sua ideologia patriarcale.

E Noi? Dobbiamo riappropriarci del significato di resistenza e del nostro protagonismo rivoluzionario.

Seguendo l’esempio delle sorelle Mirabal e delle donne palestinesi, questo 25 novembre scendiamo in piazza rivendicando il significato antimperialista di questa giornata. La resistenza è un’arma contro l’imperialismo.

Resistere per vincere!
La nostra rabbia servirà a distruggere l’imperialismo o non servirà affatto!
Contro la guerra imperialista!
Al fianco della Palestina, libertà per i popoli!

Antitesi MilanoCommissione Donne