Volantini e comunicati

IL DDL SICUREZZA È UN NUOVO PASSO VERSO LO STATO DI GUERRA!

Aggiornamento – settembre 2024


Il 18 settembre la camera ha approvato il nuovo “pacchetto sicurezza” che ora passa all’esame del senato. Il clima di guerra a livello internazionale è sempre più evidente e il fronte interno degli Stati borghesi deve conseguentemente essere irregimentato. Riproponiamo in proposito il testo scritto a luglio, in parte rimaneggiato, ribadendo con ancora più forza che mai come ora è necessario organizzarsi per resistere oggi e vincere domani, abbattendo un sistema che ci sta trascinando nel baratro della terza guerra mondiale.


LA GUERRA SUL FRONTE INTERNO

La maggioranza governativa sta preparando l’ennesimo “pacchetto sicurezza”, ovvero una nuova carrellata di norme, soprattutto in ambito penale, comportanti un’ulteriore stretta securitario-repressiva a tutti i livelli. Si parte dai variegati fenomeni di “devianza” – dalle truffe all’accattonaggio – che naturalmente tendono a svilupparsi nel capitalismo, specie nell’attuale condizione di crisi e decadenza – per arrivare a definire nuovi reati secondo una precisa finalità di repressione politica.

Possiamo dire “ennesimo” visto che la stagione dei “pacchetti sicurezza” inizia nel nostro paese nel 1999, con la prima proposta in tal senso da parte del governo D’Alema, poi diventata legge con il successivo esecutivo presieduto da Amato. È da allora che inizia la stagione dell’emergenzialismo securitario, poi transitato per i “pacchetti” di Maroni, Pisanu, Minniti e Salvini. Non è quindi la destra ad aver portato avanti questa stagione di stretta penalistica, come blatera la sinistra borghese, ma sono entrambi gli schieramenti della classe dominante e, guarda caso, essa si apre all’avviarsi della fase di guerra e di interventismo militare italiano, con l’aggressione alla Jugoslavia nel 1999, e segue pedissequamente lo svilupparsi del bellicismo imperialista, dalla crociata antiterrorismo post 11 settembre 2001 fino alle “primavere arabe”.

Oggi viviamo una rinnovata fase di guerra, sempre più aggravata, e prontamente spunta la necessità di un nuovo “pacchetto sicurezza”.

La decisione di fornire al regime ucraino armi per colpire il territorio russo, l’offensiva genocida dei sionisti che prosegue a Gaza, l’allargamento del conflitto al Libano: sono tre passaggi che evidenziano come la tendenza alla guerra imperialista si stia ulteriormente inasprendo a livello mondiale, arrivando a delinearsi lo scontro diretto tra blocco della Nato e potenze emergenti.

L’Italia è parte rilevante di questo processo. Per dirne solo alcune: il territorio russo è attaccato dagli ucraini grazie al coordinamento dalle basi Nato presenti nella penisola, il governo ha preparato il nono pacchetto di armi per Zelensky, l’alleanza con il regime genocida sionista è solidissima, per volontà di Mattarella e Meloni, mentre nella polveriera libanese sono stanziati 1300 militari italiani.

La guerra è figlia della crisi e la guerra approfondisce la crisi: instabilità finanziaria per i conti pubblici, crisi industriali e, per i proletari, precarietà occupazionale, omicidi “bianchi” sui posti di lavoro, caro vita alle stelle, indice della povertà di massa mai così alto, smantellamento della sanità con la cosiddetta autonomia differenziata…

In guerra bisogna irregimentare il fronte interno: si deve imporre preventivamente pace sociale se, all’esterno, bisogna combattere con sempre più nemici, dai russi “aggressori” ai “terroristi” palestinesi e arabi. Se vanno gonfiate le spese militari a detrimento di quelle sociali bisogna far digerire più austerità alle masse popolari. La marginalità sociale deve essere gestita manu militari, non più con forme di integrazione e imbonimento. La lotta alla criminalità, mafiosa o di altro tipo, è l’ambito nel quale sviluppare forme di egemonia, controllo e repressione sociale da esportare poi sul piano della sovversione politica, come accaduto ad esempio con il regime penitenziario del 41 bis. Se qualcuno osa mobilitarsi, non solo per difendere le proprie condizioni di vita, ma anche ribellandosi alle politiche di guerra e schierandosi con il popolo palestinese in lotta, allora deve essere represso. È il riflesso interno della guerra: la “guerra interna” fatta di reazione e repressione. I vari “pacchetti sicurezza” sono il manifestarsi del “diritto penale del nemico” e materializzano lo Stato di guerra sul fronte interno.

IL “DIRITTO DI GUERRA” PER COLPIRE CHI LOTTA

La destra di Meloni, in questa situazione, non può che rivestire la necessità di un’ulteriore rafforzamento del carattere autoritario dello Stato, in nome di una delle campagne emergenzialiste e delle maschere egemoniche con la quale questi malcelati fascisti hanno saputo ottenere più consensi.

Nel mirino specifico del governo ci sono le lotte dei lavoratori e popolari, come dimostra la volontà di ridefinire come “delitto penale” il “blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo”, che rappresenta un monito e una risposta specifica alle pratiche più incisive delle mobilitazioni dei facchini della logistica e dei giovani solidali con la Resistenza Palestinese. Ad esempio, già con la nuova riformulazione penale del “blocco stradale con oggetti” prevista dal “pacchetto sicurezza” di Salvini del 2018, quest’anno sono stati condannati ad un anno di detenzione cinque operai dell’Ansaldo di Genova, per la mobilitazione del 2022.

Nello stesso senso va la previsione di introdurre un nuovo reato per colpire le lotte per la casa, rubricato come “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, ma anche l’ulteriore allargamento della possibilità di applicare i cosiddetti Daspo. Si vuole inoltre colpire le mobilitazioni degli internati nei famigerati Cpr e dei detenuti nelle carceri, con l’introduzione di fattispecie che puniscono non solo la “rivolta”, ma anche la resistenza passiva. Per quanto riguarda invece le forze di polizia, non solo si allargano e aggravano pesantemente le pene per tutti i reati che le vedono parte offesa, ma si prevede anche che gli sbirri possano circolare liberamente armati fuori servizio, con una propria arma privata, seguendo il modello israeliano di poliziotti e soldati armati 24 ore su 24.

In questo quadro, non poteva mancare poi l’introduzione dell’ennesimo reato di sovversione/terrorismo, visto che l’attuale codice penale ne prevede solo nove fattispecie! Si tratta del “terrorismo della parola” – come è stato minacciosamente definito nella relazione del disegno di legge – volto a punire “chiunque consapevolmente si procuri o detenga materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, nonché di ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo, ovvero di sabotaggio di uffici e servizi pubblici o servizi di pubblica necessità, sempre con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un’istituzione o un organismo internazionale”. La pena prevista è dai due ai sei anni di carcere, che potenzialmente potrebbero essere comminati a chiunque si trovi in possesso anche di semplici pubblicazioni cartacee. E l’obbiettivo di arrivare a colpire la stampa rivoluzionaria è scontato: basti pensare all’inchiesta contro la pubblicazione anarchica “Bezmotivny”.

Quello che hanno in testa Meloni e la sua cricca, è una prassi di controllo permanente sulle masse e sui singoli: si veda ad esempio la norma che prevede che i servizi segreti possano acquisire informazioni su chicchessia, per motivi di “sicurezza nazionale”, tramite apposite convenzioni con pubbliche amministrazioni, società eroganti servizi pubblici, università ed enti di ricerca. Si rafforzano inoltre le garanzie per la copertura degli agenti dei servizi segreti, la cui identità potrà essere comunicata all’autorità giudiziaria che sta procedendo nei loro confronti per la commissione di reati e i quali potranno essere sentiti come testimoni a livello processuale sotto falso nome.

A concretizzare il legame tra il processo di guerra imperialista sul fronte esterno e quello di “guerra interna” vi è poi l’articolo 22 del Ddl, che ampia i poteri dei militari impiegati nelle missioni all’estero. Essi potranno compiere lecitamente atti rientranti tra i delitti contro l’inviolabilità del domicilio, contro l’inviolabilità dei segreti e persino le odiose condotte definite tra i delitti contro la libertà individuale (capo terzo del titolo XII del libro secondo del codice penale).

Insomma, quello che abbiamo di fronte è uno Stato che non solo sta modificando la sua forma istituzionale in funzione di guerra e crisi, vedi le riforme del premierato e dell’autonomia differenziata, ma che assume il volto di regime della “guerra interna”, per blindarsi le retrovie mentre promuove e partecipa al processo di guerra imperialista globale.

RESISTERE PER VINCERE

Come comunisti dobbiamo resistere alla repressione, radicando tra le masse popolari e fra i compagni consapevolezza, determinazione, solidarietà e unità nell’affrontarla. Bisogna costruire dei quadri capaci di fronteggiare le provocazioni della polizia e soprattutto di ritorcere, con la linea di massa, ogni attacco repressivo contro lo Stato, mobilitandosi in solidarietà a chiunque venga colpito. Il campo della resistenza alla repressione è un campo della lotta di classe e dobbiamo quindi tenerlo sempre presente e praticarlo. La resistenza alla “guerra interna” è parte integrante della lotta alla guerra imperialista.

Come compiti generali, dobbiamo poi rafforzare, ancor di più difronte all’aggravarsi della controrivoluzione preventiva, il nostro lavoro di radicamento, formazione e inquadramento per costruire organizzazione comunista. L’avanzare della guerra sul fronte esterno e sul fronte interno in realtà lavorano a nostro vantaggio, per unire e compattare politicamente gli operai, i giovani e le donne proletarie che intendono dare il loro contributo all’abbattimento del capitalismo.

CONTRO LA REPRESSIONE BORGHESE, PER LA RESISTENZA E LA SOLIDARIETÀ PROLETARIA E POPOLARE!
CONTRO LO STATO DI GUERRA, PER L’ORGANIZZAZIONE COMUNISTA!

Antitesi – settembre 2024