Volantini e comunicati

FERMARE LA GUERRA OVUNQUE

21 settembre 2024

Volantino distribuito in piazza a Firenze contro il nuovo comando Nato


Siamo oggi in piazza contro l’insediamento di un comando Nato a Rovezzano (FI) che coinvolge nelle proprie fasce di “sicurezza” zone abitate, parco fluviale e viabilità cittadina. Il Comando in questione servirà a coordinare, in Africa e Medioriente, le operazioni di terra delle truppe Nato. Il comando di Rovezzano si va ad inserire in un’area regionale già ampiamente militarizzata che comprende la base militare americana di Camp Derby, il progetto di base militare a Coltano, la base di addestramento e logistica del reggimento paracadutisti della Folgore, l’aeroporto militare Corrado Baccarini di Grosseto e l’industria bellica Leonardo.

Siamo convinti che sia imprescindibile oggi opporci alla guerra ed a tutti i progetti che servono a prepararla e finanziarla. Il precipitare della guerra risponde alla crisi generale del sistema di sfruttamento ed oppressione del blocco imperialista occidentale che cerca di difendere e riaffermare la propria egemonia nel mondo.

Negli ultimi anni abbiamo visto quanto si è rafforzata la propaganda di guerra in Europa, volta a prepararci ad accettarne la sua necessità in nome degli interessi economici e commerciali della stessa classe criminale che ci sfrutta ed opprime quotidianamente. Il keynesismo militare è la strada intrapresa per arginare la recessione e la guerra rappresenta la principale prospettiva strategica del blocco occidentale. I grandi finanziamenti verso l’industria bellica e hi-tech, la presenza dei militari nelle scuole e università, i tagli alla sanità e allo stato sociale e la costruzione e l’ampliamento di basi militari ne sono la dimostrazione lampante. Investimenti e soldi che vanno direttamente al complesso militare-industriale per la produzione continua di armi, utilizzate nei numerosi scenari di guerra in giro per il mondo, dove il nostro paese è ampiamente coinvolto, basti pensare alla missione militare europea a guida italiana Aspides nel Mar Rosso contro gli Houti.

Il governo Meloni è chiamato a gestire le contraddizioni sociali che la guerra produce nel fronte interno. Il Ddl 1660, in perfetta continuità con i vari decreti sicurezza precedenti, si tradurrà in un’ondata di repressione che coinvolgerà oltre alle mobilitazioni in solidarietà alla Resistenza Palestinese e contro la guerra, anche le lotte operaie, studentesche, e contro le grandi opere ed in generale chiunque si oppone a questo sistema. Una stretta autoritaria che riflette il passaggio al capitalismo di guerra verso il quale siamo diretti.

Per la classe dominante, infatti, imporre l’egemonia di guerra è indispensabile. È in questo senso che va letta l’ideologia militare che entra nelle classi delle nostre scuole con una presenza sempre più crescente delle strutture belliche all’interno del mondo della formazione con lo scopo di formare gli studenti e prepararli ad essere la carne da cannone di domani. Le università vengono usate come centri di ricerca e sviluppo per le aziende legate al complesso militare-industriale, nascono quindi corsi di laurea, master e dottorati con l’obiettivo di apportare nuove “conoscenze” e di ottenere risorse umane e tecnologiche funzionali alla guerra.

Dobbiamo opporci alla guerra e a tutti i progetti che servono a prepararla e finanziarla. L’oligarchia finanziaria Usa e occidentale sta spingendo il contesto internazionale verso il baratro della terza guerra mondiale ed è compito nostro impedirglielo a tutti i costi. I lavoratori, le classi sfruttate e i popoli oppressi di tutto il mondo, come l’eroica Resistenza Palestinese, sono chiamati a lottare contro l’imperialismo e opporre i propri interessi ai piani criminali di chi sta spingendo l’umanità verso la barbarie della terza guerra mondiale.

Opporsi alla guerra significa lottare contro la costruzione di nuove basi militari, contro il dirottamento della spesa pubblica in favore del complesso militare industriale, contro il sempre maggiore legame tra mondo accademico e militare. Dobbiamo legare la lotta di classe alla lotta contro l’imperialismo e i suoi interessi, lottiamo per la sconfitta del nostro imperialismo, creiamo la strada per la rivoluzione che fermerà la guerra.

O la rivoluzione ferma la guerra, o la guerra scatena la rivoluzione!