DIFENDERE LA STAMPA RIVOLUZIONARIA
Settembre 2023
Comunicato di solidarietà alla redazione di Bezmotivny!
Difendere la stampa rivoluzionaria L’8 agosto la procura di Genova, a firma del Pm Federico Manotti, ha emesso 9 misure cautelari nei confronti di militanti anarchici e ordinato numerose perquisizioni a Massa Carrara, L’Aquila, Perugia, Bergamo e Lucca. I capi di imputazione sono: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, istigazione ed apologia di terrorismo e offesa all’onore e al prestigio di Mattarella. Di fatto sotto accusa è l’attività di una redazione di una pubblicazione anarchica, compresa quella della tipografia che è stata sequestrata.Â
Perquisiti e ammanettati per essere niente meno che i redattori del quindicinale anarchico internazionalista Bezmotivny!
È un’inchiesta che non sta in piedi, come già si evince dal fatto che il Gip (Giudice per le indagini preliminari) non ha disposto le misure cautelari in carcere richiesta dal Pm (Pubblico ministero).
Ma perché allora lo Stato per mano della magistratura intraprende inchieste che possono anche essere destinate al fallimento rispetto all’esito finale della condanna?
Perché è la stessa inchiesta, con l’uso del reato associativo che lo permette, a svolgere il compito di attaccare, disarticolare e distruggere esperienze che si collocano nel campo rivoluzionario e antagonista. E magari è la stessa inchiesta che è usata come terreno inquisitorio per continuare a indagare e/o a promuovere altre inchieste.
Perché proprio ora?Â
La spirale crisi/guerra/crisi che stiamo drammaticamente vivendo impone il rafforzamento dell’autoritarismo, che già aveva subito un salto con la scusa del Covid, per impedire che sul fronte interno della guerra si sviluppi l’opposizione antagonista e rivoluzionaria.
Stiamo forse “tornando al fascismo” come strilla una certa sinistra in vena di propaganda anti-Meloni?Â
La verità è che la borghesia imperialista non è mai tornata indietro dal fascismo. I reati associativi coniati dal fascismo, ma ampliati e ammodernati dalla “democrazia” sono stabilmente usati contro chi si oppone a questo sistema di guerra e sfruttamento come potente arma di controrivoluzione preventiva.
E non è la prima volta che lo Stato borghese attacca la parola scritta, anche se nella propaganda di guerra nella quale siamo immersi i pennivendoli prezzolati strillano contro la censura esercitata, a detta loro, dai “regimi” con i quali il blocco occidentale e la Nato di volta in volta sono in guerra.
A questo proposito ricordiamo la famosa inchiesta Mastelloni del 1985, con arresti avvenuti poco prima dell’allora attacco statunitense alla Libia, contro la rivista “Il Bollettino dei comitati di lotta contro la repressione” con decine e decine di mandati di cattura in tutta Italia, peraltro finita con il risarcimento per danni agli inquisiti.
Oggi, in questa rinnovata e aggravata fase di guerra, i reati di opinione come istigazione (ma anche oltraggio, diffamazione, i vari vilipendi alle istituzioni…) sono usati a man bassa per colpire i contenuti delle lotte e martellare di procedimenti penali i compagni e le compagne.
Nell’inchiesta contro il giornale Bezmotivny si ripropone la sintesi tra reati associativi e reati di opinione, già utilizzata nel 1985, per abbassare ulteriormente la soglia di applicazione dei primi, visto che consentono di mettere in campo indagini lunghe e complesse nonché gravi misure cautelari, e allargare la soglia di punibilità tramite i secondi. Con il risultato che l’associazione terroristica sarebbe quella che diffonde “idee terroristiche”!
Che fare?Â
Innanzitutto esprimiamo solidarietà ai colpiti dall’operazione repressiva e facciamo appello a difendere con forza ogni spazio di agibilità politica contro il tentativo di zittire ogni espressione rivoluzionaria.
Sviluppare la propaganda e l’agitazione contro la repressione e contro la guerra criminale della Nato e del “nostro” governo!