CONTRO LA GUERRA: RIVOLUZIONE
4 novembre 2024
Il 4 novembre, istituito ufficialmente per commemorare la vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale come “Giornata dell’unità nazionale”, è da sempre utilizzato per celebrare il comparto militare nazionale. Come ogni anno, assisteremo alle passerelle di alti ufficiali, cerimonie militari, eventi istituzionali nazionali, locali e all’interno delle scuole, volti a promuovere e rafforzare la legittimità ed esaltare il ruolo delle forze armate che sono poste da sempre a difesa degli interessi della classe dominante. Queste celebrazioni oggi sono funzionali alla costruzione di una egemonia di guerra all’interno di un quadro di irregimentamento dei rapporti sociali in corso da tempo, che oggi subisce un’importante accelerazione.
Nel contesto attuale di drammatico sviluppo della guerra imperialista, la promozione della cultura della guerra riveste un’importanza centrale per il piano egemonico della borghesia imperialista. Questo militarismo è una sovrastruttura ideologica, politica ed organizzativa del capitalismo. Nelle fasi di guerra si sviluppa, come parte della giustificazione ideologica della guerra stessa, con l’obiettivo preciso di egemonizzare, disciplinare e mobilitare le masse popolari in funzione di essa.
L’aggravamento della tendenza alla guerra imperialista sul fronte esterno con la prospettiva concreta della terza guerra mondiale – un processo di cui il “nostro” governo è parte integrante – è sotto gli occhi di tutti. Per la borghesia imperialista delle formazioni occidentali, in crisi di sovraccumulazione di capitali, la guerra è una strada obbligata per tenere in piedi il sistema di oppressione e sfruttamento e far fronte ad una profonda crisi di egemonia globale. Dagli sviluppi del conflitto in Ucraina, in cui i governi del blocco Nato sono sempre più coinvolti, all’offensiva sionista che procede a Gaza e che ora si allarga al Libano, la prospettiva di uno scontro diretto tra le borghesie imperialiste occidentali e quelle delle potenze emergenti si fa via via più concreta.
Ma per condurre la guerra sul fronte esterno occorre un fronte interno pacificato, disciplinato e complice. Il militarismo è al contempo strumento egemonico sulle masse popolari e arma ideologica per la repressione delle lotte sociali.
Imporre l’egemonia di guerra e la “pace sociale” sul fronte interno per le borghesie al potere è necessario e vitale. Con lo stato di guerra quello che è in gioco è la tenuta dell’ordinamento sociale dominante, una partita che non può essere persa e che si gioca su diversi terreni: dall’ideologia militare che entra sempre più pervasivamente nel mondo dell’istruzione, dalle scuole alle università, puntando in primis ai giovani come cervelli e braccia per la guerra; all’implementazione di nuovi strumenti giuridico-repressivi per lo stato di guerra interna, di cui il nuovo pacchetto sicurezza del ddl 1660 rappresenta la faccia più palese, volti a reprimere preventivamente qualunque forma di lotta nel nostro paese.
Questa stretta securitaria e i tentativi di egemonizzare le masse in funzione di una mobilitazione reazionaria, tuttavia, per il momento non sembrano portare gli effetti desiderati. Le innumerevoli piazze in solidarietà alla Resistenza palestinese che hanno animato le strade del nostro paese nell’ultimo anno, la determinazione con cui il 5 ottobre tantissimi giovani da tutta l’Italia sono scesi in piazza a Roma sfidando qualunque divieto e le mobilitazioni contro ddl 1660 in diverse piazze d’Italia, dimostrano che il nostro paese è tutt’altro che pacificato. In questa situazione sempre più larghe masse diventano consapevoli di chi è il loro nemico principale: la borghesia imperialista.
Il regime della guerra interna imposto dalla classe dominante dobbiamo interpretarlo come un’opportunità per la prospettiva rivoluzionaria.
La spirale della tendenza alla guerra sul fronte esterno è una conseguenza della putrefazione del capitalismo nella fase imperialista e può essere spezzata solo con la rivoluzione proletaria. Questa deve essere la nostra consapevolezza! La storia lo ha già dimostrato: la guerra imperialista si può fermare solo con la Rivoluzione proletaria!
A questo fine dobbiamo lavorare per rafforzare il movimento contro la guerra imperialista e unirci alla resistenza di tutti i popoli oppressi che lottano contro il “nostro” imperialismo dominante. Oggi, più che mai, dobbiamo lottare risolutamente per la sconfitta del nostro imperialismo e la sua egemonia di guerra: perseguendo la sua sconfitta poniamo le basi per la costruzione di una nostra egemonia di classe e per la prospettiva rivoluzionaria.
O LA RIVOLUZIONE FERMA LA GUERRA, O LA GUERRA SCATENA LA RIVOLUZIONE!
MORTE ALL’IMPERIALISMO, LIBERTA’ AI POPOLI
CONTRO IL MILITARISMO IMPERIALISTA: RESISTERE PER VINCERE!
Antitesi