Sulla guerra in Ucraina
Opuscolo a cura del Centro di Documentazione Antimperialista “Olga Benario”
Milano, maggio 2022
INTRODUZIONE
In questi giorni di guerra in Ucraina abbiamo maturato la decisione di sviluppare un approfondimento sulla situazione sempre più tragica in cui ci troviamo a vivere, e in cui – più di noi – si trovano a vivere le masse popolari trascinate direttamente dentro la guerra imperialista.
Dal nostro precedente, e primo documento, con cui ci siamo presentati come Centro di Documentazione, è passato poco tempo, circa un anno, ma nel frattempo sono successe molte cose.
Oggi, le condizioni oggettive, con il loro aggravarsi, ci spingono a riconsiderare l’esperienza, da noi fatta in questo periodo, ricca di momenti di solidarietà, informazione e di dibattito come le iniziative che abbiamo promosso sulla Colombia, il Cile, l’Argentina, la Palestina.
Iniziative che, con il loro esito molto positivo, ci hanno confermato la validità della linea di sviluppare il confronto tra compagni sul tema dell’anti-imperialismo al fine di organizzarsi, orientarsi e costruire rapporti con compagni e situazioni rivoluzionarie in altre parti del mondo. Una riflessione sul nostro lavoro, e sul contesto in cui esso si svolge, a cui siamo spinti dall’accelerazione della tendenza alla guerra alimentata dalle contraddizioni inter-imperialiste.
Come diceva il compagno Mao Tse-Tung, quando c’è la guerra è dalla guerra che bisogna partire per qualsiasi considerazione politica. E la guerra in Ucraina ci mostra il punto in cui è arrivata la putrefazione della fase imperialista del capitalismo – richiamandoci alla definizione data da Lenin dell’imperialismo come fase suprema e di putrefazione del capitalismo.
Nel nostro primo documento dicevamo che “Il tempo della crisi è stato anche il tempo delle guerre commerciali con l’uso massiccio delle sanzioni, che di quelle vere e proprie. Guerre che sono state scatenatecon una sequenza incessante dagli imperialisti USA e dai loro alleati, compreso l’imperialismo nostrano, dai Balcani, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia e alla Siria, solo per citare quelle più gravi. Guerre che sono unportato della crisi di sovraccumulazione di capitali che per la maggior parte sono state scatenate per perseguire la rapina delle materie prime, in particolare il petrolio, il cui controllo monopolistico è sempre più necessario per fare fronte alla crisi e scaricarne il costo su altri”.
Von Clausewitz sosteneva che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Le guerre che consideriamo in quel testo erano prevalentemente la prosecuzione della politica di oppressione e sfruttamento degli imperialisti USA e dei loro alleati contro i popoli oppressi del Tricontinente (Africa, Asia e America Latina). La guerra a cui assistiamo oggi in Ucraina è, invece, la continuazione della politica di contesa delle sfere di influenza tra potenze imperialiste. Contesa che negli ultimi due decenni è stata ben evidenziata dall’allargamento ad est della NATO e dalle cosiddette rivoluzioni arancioni – tappe del piano USA di erosione della storica sfera di influenza russa. L’operazione militare speciale russa in Ucraina è un contrattacco – nella linea che la miglior difesa è l’attacco – impostato per impedire l’entrata dell’Ucraina nella NATO e, con essa, la penetrazione USA nel cuore dello spazio egemonico russo, con i missili nucleari schierati a qualche centinaio di chilometri da Mosca.
Ma come mai gli imperialisti sono arrivati a giocare il loro Risiko fino a paventare di aprire la porta dell’inferno della Terza Guerra Mondiale?
La ragione più profonda, fondamentale, è l’avvitamento della crisi di sovraccumulazione che da alcuni decenni attanaglia le formazioni imperialiste avanzate, il cosiddetto mondo occidentale – la gerarchia imperialista comandata dall’imperialismo USA. Il capitalismo, sotto la spinta della caduta tendenziale del saggio di profitto, perde colpi e non riesce più a garantire la valorizzazione dell’intero capitale accumulato. Questo ha determinato la caduta periodica nella condizione di stagnazione e recessione delle formazioni avanzate e ha avuto come conseguenza la spinta alla cosiddetta globalizzazione, cioè l’esportazione di capitali in cerca di valorizzazione a livello globale. Ha prodotto anche la spinta alla finanziarizzazione, cioè l’esportazione virtuale di capitali sovraccumulati in cerca di valorizzazione speculativa in ambito finanziario, con la conseguente crescita abnorme di questa sfera e con il relativo gonfiarsi ed esplodere delle bolle finanziarie.
Tutto ciò ha portato la crisi ad un livello più elevato determinando una pressione maggiore sullo sfruttamento dei lavoratori e delle masse – sia delle formazioni imperialiste che dei popoli oppressi – fino a provocare rivolte e guerre dal Medioriente all’America Latina. Ma hanno anche esasperato le tensioni attorno alle sfere di influenza dei diversi gruppi imperialisti con le guerre per procura e lo scontro tra monopoli, fino alle guerre commerciali e finanziarie con l’uso sempre più dispiegato di sanzioni e blocchi economici. Tutte ciò per cercare di scaricare la crisisugli altri con il risultato di esasperare tutte le contraddizioni.
Da questo deriva un corollario di tensioni che sul piano strutturale ha posto sotto stress le catene del valore fino anche a spezzarle, come è accaduto nel caso dell’alta tecnologia, ad esempio il 5G, e delle materie prime, in primo luogo quelle energetiche, e su quello sovrastrutturale ha consolidato blocchi politici imperialisti contrapposti che mostrano la contraddizione sempre più acuta tra vecchie potenze sovraccumulate e nuove potenze che hanno ancora ampi margini di valorizzazione, un esempio è il contrasto USA-Cina.
Insomma un bel casino, una progressione di destabilizzazione che si riflette sia all’interno delle singole formazioni che nelle relazioni internazionali. Sul fronte interno la pandemia è stata utilizzata come occasione per irreggimentare il corpo sociale, per richiudere tutti nella sfera privata e mettere le masse, e in particolare i lavoratori, in ginocchio in un contesto di aggravamento delle loro condizioni economiche, apprestando e imponendo nuovi strumenti di sudditanza e di controllo di cui il Green Pass è l’esempio più evidente.
Sul fronte esterno, appare di nuovo nella storia della fase imperialista la prospettiva della guerra interimperialista, lo scontro diretto tra le potenze imperialiste, con il suo immane portato di distruzione e morte.
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