Antitesi n.16Classi sociali, proletariato e lotte

Intervista a Supernova

Rivista comunista francese – revuesupernova.blogspot.com

“Classi sociali, proletariato e lotte” da Antitesi n.16 – pag.28


Di seguito riportiamo un’intervista fatta ai compagni della redazione di Supernova, una rivista comunista francese apparsa per la prima volta nel 2022. Il gruppo di compagni e di compagne che hanno dato vita alla redazione hanno diverse storie politiche: la rivista nasce, quindi, come strumento per fare un bilancio dei vari percorsi politici e, superando i limiti identitari e di analisi, mettere al centro la questione della partecipazione alla costruzione del partito rivoluzionario coniugandolo allo sviluppo dell’autonomia proletaria. La base teorica a cui fanno riferimento è il socialismo scientifico (marxismo-leninismo) e il loro metodo di lavoro politico si basa sulla formula prassi-teoria-prassi.

Antitesi: In che contesto nasce Supernova e quali compiti come comunisti perseguite anche attraverso la pubblicazione della rivista?
Supernova: Le attuali organizzazioni e aree politiche in Francia legate al movimento comunista sono polarizzate tra chi rimpiange il vecchio Pcf e chi invece si barrica dietro a visioni identitarie basate su una “fraseologia rivoluzionaria”, legata a contesti sociali e politici ben distanti dalla dimensione metropolitana e imperialista francese attuale. In entrambi i casi, non viene fatto un bilancio di quello che è stato il vecchio movimento comunista e si evita di misurarsi con le sfide dei comunisti oggi, producendo, nella migliore delle ipotesi, una difesa identitaria del passato o, nella peggiore, una visione stereotipata e conformista del movimento comunista nel presente. Esiste, inoltre, un’area che non possiamo definire comunista, ma sicuramente “antagonista” e “gauchiste”, legata alle teorie Autonome o post Autonome (fortemente influenzate dalle teorie libertarie e liberali). Un’area incapace di avere un punto di vista indipendente rispetto al pensiero dominante, che nega la questione del potere, accettandone quindi la sua “onnipotenza” e che resta così legata alla vecchia sinistra riformista e opportunista, che era ed è la sinistra del capitale.
Non abbiamo ricette magiche. Pensiamo che la teoria rivoluzionaria non sia declamare un testo, e l’intervento politico non sia enfatizzare sui soggetti sociali e lanciare slogan. I momenti di ricerca, la costruzione e la capacità di sedimentare esperienza nel lavoro politico diretto, portano inevitabilmente a commettere errori. Il marxismo è una scienza e come tutte le scienze avanza per approssimazione. Una delle principali battaglie che abbiamo di fronte oggi come comunisti, sul piano ideologico, è contrastare tutte le teorie legate all’indeterminazione, al soggettivismo individuale, che indebolisce l’azione dei militanti oggi. Intervenire vuol dire fare inchiesta, ricerca, e essere capaci di costruire e partecipare ai reali momenti di resistenza delle masse popolari e in special modo del proletariato nella difesa delle sue condizioni e offrire un punto di vista politico, cioè analizzare le contraddizioni del nemico e il possibile sviluppo del processo di rottura.
La rivista quindi è per noi uno strumento di inchiesta, di collegamento e organizzazione. Sulla rivista ci poniamo le seguenti domande: come intervenire dentro un contesto metropolitano e imperialista? La crisi sistemica che viviamo quali effetti produce e quali sono le contro-tendenze? Cosa è oggi il proletariato multinazionale e come si struttura l’organizzazione del lavoro? Quali forme e strategie attua la contro-rivoluzione? Cosa vuole dire oggi avere una linea rivoluzionaria, che metta al centro l’indipendenza politica dei comunisti? In quali forme e modalità si concretizza il Partito Rivoluzionario? Cosa vuol dire oggi un partito di quadri che applichi una linea di massa? Quali tempi e forme prende il confronto tra le diverse forze, frazioni comuniste? Per ogni numero della rivista, oltre alle rubriche fisse – fronte interno, fronte esterno, internazionale, inchiesta operaia, dibattito teorico prepariamo dei dossier specifici dove cerchiamo di approfondire un tema (precariato e forme organizzative di difesa dei lavoratori, metropoli, imperialismo, critica del postmoderno, ecc…). Il prossimo dossier sarà incentrato sui movimenti reazionari di massa. Accanto al lavoro della rivista abbiamo dato vita ad una casa editrice, Edizioni Contraddizioni, di divulgazione e ricerca marxista. Supernova è rivolta a tutti i militanti che intervengono a diversi livelli (sindacato, associazioni, collettivi, ecc…) per offrire un punto di vista generale che sorpassi il piano locale e settoriale dell’intervento e che tenta di delineare una linea rossa, di rottura con il presente, che ponga il socialismo come obiettivo credibile per le masse popolari. Si tratta dunque di una rivista che vuole individuare nodi politici precisi. Dentro l’attuale contesto imperialista i processi di guerra avanzano, è per questo che parliamo anche in termini lessicali di fronte interno e fronte esterno. La guerra è un snodo politico che ha imposto nel passato così come oggi un salto qualitativo ai comunisti. Un secondo elemento non disgiunto dal primo, sono i processi di de-integrazione prodotti dalla crisi, de-integrazione che porta con sé l’incapacità o la difficoltà ad integrare le masse popolari al consenso delle classi dominanti.

La crisi economica in Francia e le sue conseguenze

Antitesi: La crisi del sistema economico capitalista riguarda anche la Francia e ovviamente anche in Francia a pagarne le conseguenze sono i proletari e, nel dilagare della crisi, anche i ceti medi, qual è la loro risposta? In particolare, qual è stata la composizione delle piazze della protesta contro la riforma delle pensioni? È possibile fare un discorso univoco per il Nord e per il Sud della Francia?
Supernova: Negli ultimi anni la Francia é stata attraversata da tre importanti movimenti di protesta: i gilet jaunes (Gj), il movimento delle pensioni e il riot di fine giugno 2023. Parliamo di tre momenti di protesta molto differenti tra loro. Il primo è stato un movimento legato ai cosiddetti delusi della “globalizzazione”, con al centro una consistente fascia di ceto medio in via di proletarizzazione. Il piano politico dei Gj é stato fortemente contraddittorio, espressione della volatilità del ceto medio che lo ha composto. È stato un momento importante di rottura, sul piano sociale, anche se gli elementi rituali e socializzanti (gli happening, le marce, le infinite assemblee con lunghissime “liste della spesa”…) hanno di fatto immobilizzato il movimento stesso, che si é spento più per stanchezza che per l’attacco repressivo da parte del governo, malgrado sia stato sicuramente virulento. Un secondo momento è stato quello legato alla lotta delle pensioni, una forma di lotta che ha visto al centro le centrali sindacali francesi (Cgt, Fo, Cfdt e Sud Solidaires). Questa battaglia tuttavia non é riuscita a coinvolgere tutti i settori di lavoro. Ha visto in prima linea le vecchie aristocrazie del lavoro (es. trasporti, educazione) che stanno perdendo molteplici garanzie.
Il terzo momento è stato quello del riot, scatenato dall’uccisione da parte della polizia di un giovane della regione parigina di origine algerina. Masse di giovani proletari senza garanzie hanno incendiato per alcuni giorni la Francia, (magazzini, commissariati, case di politici, prigioni, ecc..).
Questi tre momenti, Gj, pensioni, riot, non possiamo dire che siano legati tra loro, rispetto ai soggetti sociali che li hanno animati. Tuttavia sono chiari segni di un disfacimento della società francese, ormai ben lontana dai “trenta anni gloriosi”.

Antitesi: Lo scorso dicembre è stata varata la riforma sull’immigrazione. Le due principali questioni sembrano essere una riduzione dei diritti riconosciuti agli immigrati in tema di sussidi e uno snellimento nelle procedure di assunzione lavorativa dei sans papier. La prima si inserisce in un processo di riduzione delle spese sociali o è una manovra diretta esclusivamente agli immigrati? La seconda può generare una guerra tra poveri, facilitando le assunzioni degli immigrati a scapito dei proletari francesi?
Supernova:
In linea con il meccanismo internazionale che riguarda i principali paesi in occidente, anche in Francia esiste una riduzione generale del welfare state e delle garanzie dei lavoratori. Il settore dei lavoratori immigrati è quindi, evidentemente, colpito con ancor più forza. È la logica dell’uso politico della guerra tra poveri. I disoccupati, in termini marxisti sono l’esercito industriale di riserva, ossia un’arma di ricatto nei confronti dei lavoratori attivi, per diminuire salari e aumentare tempi e ritmi di lavoro. I lavoratori immigrati vengono utilizzati in questo modo. Dentro questa dinamica si inseriscono politiche di “spettacolarizzazione dell’emergenza”. Nella prima stesura del testo si voleva impedire l’accesso alle cure mediche di base (es. medico generalista) per i nuovi proletari immigrati. Su questo tema il movimento anti-razzista si è fortemente mobilitato, ma è stato lo stesso tribunale costituzionale ha invalidare questa parte della legge, ed era un finale atteso. Al contrario tutta la parte che riguarda le garanzie salariali è rimasta immutata e incontestata, legalizzando una differenza salariale a pari mansione. Questa legge, in soldoni, facilita l’assunzione di lavoratori in “attesa di permesso di soggiorno” a più bassi salari nei settori definiti in tensione (ristorazione, costruzione, le mansioni operaie).
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione è che, al di là delle campagne “razziste” dei settori della borghesia monopolista, esiste l’esigenza per il padronato di una nuova massa di operai da fare entrare nel mercato del lavoro in Francia, paese che inizia a risentire anche di una flessione demografica. Di fronte a questo quadro assistiamo ad un fiorire di posizioni reazionarie che lanciano campagne protezioniste (produrre in Francia, far produrre ai francesi). Questa tendenza investe un arco di forze da destra a sinistra e non risparmia neanche le sigle sindacali. È necessario quindi mettere al centro, sul piano del lavoro politico, sindacale e sociale, la questione del moderno proletariato multinazionale e la difesa delle sue garanzie.

Antitesi: Da qualche settimana in tutta Europa gli agricoltori stanno protestando contro le nuove misure europee. Ci raccontate della protesta in Francia? Come sono organizzati? Da quali settori politici ricevono appoggio? E il resto della classe è solidale a questa protesta?
Supernova:
Il movimento degli agricoltori è abbastanza omogeneo sul piano della composizione sociale, come quello degli altri principali paesi in Europa. È composto principalmente da piccoli e medi imprenditori strozzati dai meccanismi di produzione e di distribuzione delle filiere internazionali. La battaglia principale, qua in Francia, è legata alla difesa della produzione interna di carne e di altri prodotti agro-alimentari e, in special modo, contro il progetto di accordi per l’importazione di carne dai paesi dell’America del Sud.
Dobbiamo tenere conto che parliamo di agricoltori, non di braccianti agricoli. Spesso nell’immaginario si sovrappongono queste immagini, come avviene nei cantieri o nei ristoranti, dove i padroni lavorano direttamente e manualmente con i salariati. Il settore bracciantile non si è ovviamente mobilitato.
Una specificità francese è la presenza di organismi associativi di sinistra nel mondo degli agricoltori, come ad esempio la Confederation Paysanne. Questo è dovuto alla strutturazione e al peso che ha avuto storicamente la piccola agricoltura in Francia, da sempre uno dei blocchi sociali principali del dibattito politico elettorale in questo Paese.
La Confederation Paysanne non rappresenta certamente la maggior parte degli agricoltori, ma è sicuramente un soggetto attivo nelle mobilitazioni. Sono riusciti inoltre nel nord della Francia a promuovere iniziative di solidarietà con la lotta in Palestina.

Antitesi: La riforma delle pensioni e la legge sull’immigrazione varate durante il governo della premier Borne hanno spaccato il governo e messo in crisi la maggioranza, come leggete la scelta di Macron ricaduta adesso su Attal?
Supernova:
In Italia avete un’espressione per indicare questo fenomeno: il gattopardismo, tutto cambia perché nulla cambi. Esistono tuttavia dei mutamenti di linea nell’attuale compagine governativa. La Borne è stata la vittima sacrificale del governo nei confronti dei movimenti di protesta. La scelta di Attal, giovane, gay, “rampante”, è per modernizzare e soprattutto per spostare a destra l’asse governativo. La normalizzazione del Rassemblement Nationale (ex Fronte Nazionale) erode il consenso governativo.
Abbiamo quindi un partito di “estrema destra” che vira al centro e un centro che vira a destra. È chiaro che non bisogna prendere in modo rigido la definizione destra-sinistra, in tal senso, per noi è più interessante vedere come i differenti settori della borghesia si collocano, riproducendo una battaglia tra protezionisti e liberalisti.

I movimenti contro la guerra in Francia

Antitesi: L’imperialismo francese è in forte crisi, quali ripercussioni questo ha nel fronte interno? Come è organizzato il movimento contro la guerra in Francia? È presente al suo interno la posizione che vede la guerra in Ucraina come scontro interimperialista?
Supernova:
Non esiste un movimento contro la guerra, esistono aree pacifiste legate alla sinistra o al mondo cristiano-sociale, ma di scarso peso e visibilità. Sono tuttavia le uniche voci fuori dal coro, rispetto al clima di “union sacrée” che si respira in Francia. Questo clima è il prodotto degli stessi processi di crisi che attraversa. La debolezza che si registra sul fronte esterno (ci riferiamo alla perdita di egemonia sul continente africano), si riversa sul fronte interno in una isterica ricerca di consenso interno, di onore perduto. Vanno letti in questo senso i continui appelli militari e bellicisti del governo, dove pullulano locuzioni “guerriere”. Il termine “riarmo” è il nuovo slogan di battaglia di questo secondo mandato macronista. Così, per esempio, all’interno di questa logica, scuola ed esercito sono partners di uno stesso percorso.
Anche il conflitto in Ucraina ha mostrato una sinistra bellicista schierata con la cosiddetta “resistenza ucraina”, arrivando, come da parte del movimento antifa a Marsiglia, e non solo, a partecipare a carovane per aiutare gli ucraini e i loro “resistenti” fascisti… È fortemente minoritaria la parte filorussa, legata prevalentemente a settori nostalgici usciti dal vecchio Pcf. Una posizione di indipendenza e di valutazione del conflitto come guerra inter-imperialista (senza che questo voglia dire che Usa, forze in Europa, Russia e Cina, siano la stessa cosa e abbiano il medesimo ruolo) è difesa oltre che da gruppi comunisti autonomi come il nostro, da alcuni gruppi legati alla Gioventù Comunista e al Pcr-Fr (un partito legato alle attuali posizioni del Kke greco). I limiti della vecchia sinistra riformista francese, il suo sciovinismo, e dell’estrema sinistra francese, il suo liberalismo, sono le basi di questa situazione.

Antitesi: In che modo si sta organizzando in tutta la Francia il movimento di solidarietà alla Palestina? Come reagiscono le comunità arabe residenti in Francia? E in che modo viene percepita la campagna contro l’antisemitismo guidata da Macron e dall’estrema destra?
Supernova:
Le manifestazioni di solidarietà con la Palestina sono state imponenti. In un primo momento il governo ha provato ad interdire queste mobilitazioni, tuttavia è rimasto schiacciato dai numeri dei cortei e presidi che hanno attraversato e ancora attraversano tutta la Francia. La rabbia del governo contro queste mobilitazioni, oltre ad assecondare le logiche sioniste e imperialiste francesi, rispondeva ad un problema legato al fronte interno. Dietro ai manifestanti pro Palestina si vedevano ancora i recenti fuochi dei giovani delle periferie francesi, dove evidentemente la componente di origine nord africana é massiccia.
La repressione poliziesca e governativa ha tuttavia cercato di rendere illegali numerosi comitati pro Palestina e ha criminalizzato ogni forma di solidarietà. Un attacco costante contro il movimento pro Palestina è l’accusa di antisemitismo, dove si opera una politica di egemonia culturale da parte delle forze governative e sioniste francesi equiparando anti-sionismo a antisemitismo. L’antisemitismo è un problema storico nella società francese, dai tempi dell’affaire Dreyfus fino alla seconda guerra mondiale e la partecipazione diretta all’olocausto da parte del regime Vichy. Tutto questo oggi si riversa in una attitudine “anti-storica” che rovescia specularmente queste contraddizioni. È un fenomeno che investe differenti paesi europei come la Germania, per esempio.
La composizione sociale nei cortei è prevalentemente legata alle masse popolari francesi di origine nord africana, e si assiste anche se in modo contraddittorio e non lineare, ad un nuovo protagonismo politico dei giovani francesi nord africani.