Antitesi n.05Editoriale

Antidoti e antitesi: non è un gioco di parole

Editoriale” da Antitesi n.05 – pag 4


A prima vista, l’opposizione tra antidoti e antitesi sul piano concettuale sembra un argomento stucchevole, un sofisma, una pura astrattezza. Ma in realtà non è proprio così, o comunque il nostro intento è arrivare ad un discorso sostanziale e preciso.


Innanzitutto, il riferimento è all’opera “Miseria della filosofia” di Marx, del 1847, con la quale veniva criticato il radicalismo filosofico di Proudhon. Quest’ultimo, secondo Marx, “afferra la prima categoria che gli capita e le attribuisce arbitrariamente la proprietà di rimediare agli inconvenienti della categoria che vuole purificare. Così le tasse rimediano – a sentire Proudhon – agli inconvenienti del monopolio; la bilancia commerciale agli inconvenienti delle tasse; la proprietà fondiaria agli inconvenienti del credito” [1]. Così facendo “prendendo (…) successivamente le categorie economiche una per una, e facendo dell’una l’antidoto dell’altra (…) l’antitesi si è trasformata in antidoto” [2].


In sostanza, quello che Marx imputa a Proudhon – definito teorico della piccola borghesia francese [3] – è concepire l’esistente come diviso in lati buoni e lati cattivi, ognuno dei quali in opposizione all’altro e pertanto fonte di purificazione, di aggiustamento, cioè “antidoto” del lato cattivo. Questa opposizione antinomica non è infatti dialettica perché l’antagonismo è fittizio, non è volto al superamento dell’esistente, alla sua trasformazione complessiva sulla base dello sviluppo stesso delle contraddizioni che tale esistente determina. A differenza dell’antitesi rivoluzionaria, che diviene passaggio verso la sintesi del comunismo, l’antidoto si limita a modificarne la portata superficiale, a contrapporre meramente la parte vista come positiva dell’esistente a quella vista come negativa, connaturatosi come filosoficamente idealista, eticamente moralista e politicamente riformista, gradualista o addirittura reazionario [4].


Beghe da intellettuali dell’ottocento? Non proprio…Generalizzando la critica di Marx, si può cogliere la dimensione storica e attuale rivestita dagli “antidoti”, elaborati dalla borghesia, come classe dominante e nelle sue diverse fazioni, per opporre una parte di esistente all’altra, prevenendo il movimento reale dell’antitesi proletaria verso la sintesi del comunismo. Sul piano storico, innanzitutto, fascismo e socialdemocrazia, ovvero corporativismo e riforme come “antidoti” ai mali del capitalismo, per purificarlo e impedirne il suo abbattimento/superamento dalla rivoluzione proletaria.


Sul piano attuale gli antidoti sono, almeno in parte, probabilmente più fluidi – si è passati, con una metafora in tema, dalle supposte agli sciroppi – ma la finalità egemonica rimane quella. Democrazia, diritti civili, diritti umani, populismo, sovranismo…sono modalità per opporre una particolare dimensione che può assumere il capitale e il dominio della borghesia rispetto ad un’altra, per prevenire il sorgere dell’antitesi.


La questione più importante sorge però quando gli antidoti non sono il frutto del riassestarsi dell’egemonia da parte della borghesia imperialista di fronte alle contraddizioni del presente, ma sono il prodotto dell’egemonia che questa esercita verso i movimenti che sorgono nella società, anche dall’azione del proletariato. Un esempio su tutti: dalla lotta economica del proletariato sorge l’ideologia dell’economicismo, dall’economicismo ad una linea politica riformista e dunque – nella fase imperialista – keynesiana, il passo è veramente breve.


Ma è ingannatoria pure tutta la caterva degli “anti” a cui facilmente spunta la coda del “doti”. Antifascista, antimilitarista, antisessista, antiquesto, antiquello…tutto giusto, ma dopo che abbiamo detto che siamo contro, dobbiamo dire anche per cosa lottiamo. Essere contro qualcosa e non porsi anche nella prospettiva dell’oltre, del suo superamento, significa limitare la propria esistenza politica a questo contrapporsi e non sviluppare una prospettiva che dal contrapporsi passi a costruire una via di trasformazione, cioè passando dall’antagonismo al porsi la questione della lotta rivoluzionaria. Anche lo stesso definirsi anticapitalista non risolve il problema, perchè oltre l’anti ci deve essere il per, la prospettiva del comunismo, altrimenti quello che vogliamo combattere si ripropone in forme nuove (e infatti oggi pare che per definirsi anticapitalisti basta proporre ricette neokeynesiane o agitare l’uscita dall’Ue).


Il nostro non vuole essere il predicozzo dei saccenti rispetto ai proletari, alle proletarie e alle compagne e compagni che ogni giorno lottano, sui posti di lavoro, si mobilitano contro i fascisti, la guerra imperialista, l’oppressione di genere e la reazione nelle sue varie forme. Assolutamente no. Prima perché noi stessi siamo parte del più vasto movimento di classe e di massa che si determina quotidianamente nella società. Secondo perchè la contrapposizione assoluta tra antitesi e antidoti sorge solo laddove i secondi hanno lo scopo soggettivamente determinato o oggettivo sul piano funzionale di impedire lo sviluppo della lotta di classe e dunque della tendenza alla rivoluzione proletaria. Quindi quando l’antidoto è il prodotto immediato o mediato dell’azione controrivoluzionaria della classe dominante.


Ma generalmente l’antidoto è il riflesso reale e spontaneo della classe in sé e allora ben venga. Compito dei comunisti degni di questo nome sarebbe quello di costruire su tali antidoti l’antitesi della classe in sé per sé. Tanto per fare degli esempio: un conto è l’economicismo, un conto è la sacrosanta lotta economica del proletariato nella quale vanno coltivati i germi della coscienza e della pratica politica del proletariato. Un conto è la lotta per la difesa dell’ambiente, un conto è l’ambientalismo come ideologia borghese, che punta illusoriamente a risolvere la questione della contraddizione tra uomo e natura all’interno del sistema capitalista. Un conto è l’antifascismo borghese, che finge strumentalmente di scandalizzarsi del fascismo, prodotto naturale del capitalismo e parte del patrimonio di classe della borghesia, un conto è l’antifascismo proletario che vuole sviluppare la lotta al fascismo come lotta di classe contro il capitalismo stesso.


Partendo dalla comprensione che fin tanto che contrapporremo idee ad idee, le idee più forti saranno sempre quelle della classe dominante, perché essa dispone della pratica che il suo sistema impone a tutti i livelli, dall’organizzazione del lavoro fino ai costumi dominanti, passando ovviamente per la dissuasione del manganello e della galera. Quindi gli antidoti saranno più forti dell’antitesi. Quando invece riusciamo e riusciremo, in maniera via via più avanzata, a contrapporre idee sorte, concretizzatesi e verificatesi nella pratica – a livello di massa e a livello di avanguardia – allora le antitesi inizieranno a guadagnare terreno rispetto agli antidoti.


Abbiamo alle nostre spalle il grandioso patrimonio del movimento comunista, davanti ai nostri occhi il divenire della storia, dobbiamo dispiegare l’entusiasmo della lotta e la costanza del lavoro politico.


La febbre non è la malattia, è un segno della malattia e noi, in quanto comunisti e come classe, non dobbiamo essere dei semplici somministratori di aspirine (a proposito di antidoti), bensì prodigarsi ed essere artefici della cura, dell’antitesi, della guarigione, della rivoluzione.

[1] https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1847/miseria-filosofia/capitolo2.htm

[2] Ibidem.

[3] Vedi lettera di Marx a P. V. Annenkov del 28 dicembre 1846,
https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1846/12/28-anne.htm#n1

[4] Finisce per essere reazionario quando l’opposizione alla moderna industria capitalista viene individuata nella produzione artigianale individuale. “Riassumendo, Proudhon non è andato di là dall’ideale del piccolo borghese. E per realizzare questo ideale egli non sa immaginare niente di meglio che riportarci al lavorante, o, tutt’al più, al maestro artigiano del medioevo”.
https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1847/miseria-filosofia/capitolo2.htm ).

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